I risultati della ricerca condotta dallo Iulm per Unione italiana food
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La pasta rende felice, lo studio di Unione Italiana Food con Iulm

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- Unione Italiana Food pasta

Mangiare un piatto di rigatoni vale come segnare un gol al Mondiale; almeno per il nostro cervello. A dimostrarlo è lo studio realizzato dal Behavior & Brain Lab dello Iulm per i pastai di Unione italiana food.  È la prima volta che la ricerca scientifica ha indagato la sfera emotivo gratificatoria legata al cibo. Risultato: se già era chiaro che, ad esempio, grazie all’apporto di triptofano un buon piatto di spaghetti stimola le endorfine e il buonumore, ora sappiamo che esiste anche un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta. 

Come è stato realizzato lo studio su pasta e felicità. 

Per lo studio, i ricercatori dello Iulm hanno tilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking simili a quelli che servono per la macchina della verità (l’analisi delle espressioni del volto, delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione) su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di età compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari. Lo studio ha così individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio di un piatto di pasta, in comparazione ad alcune attività preferite come ascoltare musica, o guardare le olimpiadi, una partita di calcio o tennis. Lo studio conferma che mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con dei risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con musica e sport. I quattro parametri di analisi esaminati ci dicono anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici. In particolare quelli legati alla famiglia.

I dettagli dello studio
  • Memorization Index: con un punteggio di 0,87 in una scala da 0 a 1, l’“esperienza pasta” doppia musica (0,43) e bissa lo sport (0,02) nell’attivare processi cognitivi di memoria. Indicando come sia la pasta l’attività maggiormente legata all’attivazione dei processi mnestici.
  • Engagement Index: la pasta è lo stimolo più coinvolgente (0,28) rispetto a musica (0,20) e sport (0,03).
  • Emotional Index: la pasta (0,36) è appaiata alla musica (0,35) e davanti allo sport (0,22) per la miglior capacità di provocare emozioni positive.
  • Happiness Index: è indicatore della felicità provata dal soggetto e manifestata a livello delle espressioni facciali. Ancora una volta la pasta si posiziona con un 76% sullo stesso livello della canzone preferita (75%) e, a un livello superiore, rispetto al proprio sport preferito (54%).
L'effetto smile della pasta secondo le neuroscienze.

Si può parlare, quindi, di effetto smile della pasta? “Attraverso questo studio la scienza si è messa al servizio delle emozioni per certificare che pasta e felicità sono una cosa sola. I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. È, quindi, l’atto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a stimolare le memorie e le emozioni più positive. Questa attivazione cognitiva ed emotiva determinata dall’assaggio della pasta è così forte, piacevole e coinvolgente da persistere anche nei momenti successivi all’aver mangiato", ha affermato Vincenzo Russo, professore di Psicologia dei consumi e Neuromarketing dell’Università Iulm e fondatore e coordinatore del centro di ricerca di neuromarketing Behavior & Brain Lab. 

Per gli italiani la pasta è sinonimo di condivisione e buonumore.

Indagando le abitudini di consumo dei partecipanti al test, alla domanda “quando mangi la pasta?”, la risposta che ha generato un punteggio più alto è “quando mi sento felice” con 4,54 su una scala Lickert da 1 a 6. Il suo consumo, in particolare, è legato a momenti di condivisione familiare (5,10) e amicizia (5,07). Inoltre, la maggioranza del campione (40%) identifica come comfort food proprio la pasta. Interrogati sulle tre parole da associare alla pasta, subito dopo i riferimenti specifici al gusto e all’identità (“Italia”, “buona”) l’unica emozione immediatamente associata è la felicità. E alla domanda “quanto ti rende felice mangiare la pasta?”, il 76% degli utenti ha risposto "molto". Insomma, è anche per la sua capacità di evocare una carica emotiva positiva se un alimento tipico della tradizione, riesce a mantenersi protagonista della spesa. Lo confermano i dati di Unione italiana food: la pasta è consumata da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana, per un totale di 23 kg annui pro capite che ci rende i più grandi consumatori mondiali.

Unione italiana food: "Pasta miglior prodotto per rapporto felicità-prezzo".

“Abbiamo sempre saputo che un buon piatto di pasta rende le persone felici, ma non sapevamo perché e fino a che punto. Ora arriva la conferma da questa ricerca che abbiamo commissionato allo Iulm, nella quale la pasta viene eletta a cibo della felicità, o come piace dire a noi pastai, con il miglior rapporto felicità/prezzo. E portare un po’ di felicità nelle case degli italiani, in un momento come questo, per noi pastai è davvero fonte di soddisfazione e di orgoglio”, ha ricordato Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione italiana food. "I carboidrati sono delle molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di benessere. Quando si mangiano carboidrati quindi si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere. Infine, i carboidrati complessi come la pasta, assicurano un apporto sufficiente di triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, che regola l’umore. E le vitamine del gruppo B, presenti in quantità maggiore nella pasta integrale, implicano il rilassamento muscolare; soprattutto la B1, fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimola la produzione di serotonina", ha spiegato il nutrizionista e gastroenterologo dell'Università Campus Bio-Medico di Roma.