Dark store, Barcellona dice stop come Rotterdam e Amsterdam
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Dark store vietati a Barcellona: è la fine dei locali solo delivery?

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La città di Barcellona, che conta circa 1,7 milioni di abitanti, mette al bando i dark store e segue così l'onda montata in altri grandi nuclei urbani europei. Amsterdam e Rotterdam, per esempio, già dallo scorso anno hanno adottato provvedimenti simili. Nel mirino, non solo i locali adibiti a magazzino da "ultimo miglio" per i player dell'eGrocery ma anche le dark kitchen dedicate al food delivery e alla commercializzazione dei virtual brand.

Barcellona impone la rincoversione o la chiusura di 21 dark store.

La decisione, presa dalle autorità catalane, non prevede deroghe. I 21 insediamenti presenti in città dovranno chiudere o riconventirsi in magazzini food veri e propri, senza l'abilitazione della consegna a domicilio, oppure in tradizionali supermercati aperti a tutti. Secondo la pubblica amministrazione della città, che è anche capoluogo dell’omonima provincia, i dark store, infatti, mettono a rischio il commercio al dettaglio e peggiorano la qualità della vita dei cittadini creando eccessivo disturbo. La rete cittadina, come riporta l’agenzia Reuters, è in mano, sostanzialmente, a Glovo, una delle più note società del settore e che, per giunta, è spagnola, anche se controllata dalla tedesca Delivery Hero, e in parte a Getir che ha fatto investimenti significativi sulla nazione iberica. Nel mirino anche le dark kitchen che, da ora in poi, dovranno essere collocate solo nelle aree industriali della periferia urbana.

Libertà d'mpresa e pubblica amministrazione: che confini?

Più o meno lo stesso succede a Madrid, dove le autorità sono state un po’ più clementi, proibendo "solo" l’insediamento di nuovi e ulteriori dark store. Mentre anche in Francia, dopo l'Olanda (che ha posto un bando di un anno all'apertura di nuovi dark store), si sta cercando di normare il settore con la proposta di classificare questi locali come magazzini, anche se vendono prodotti nello stesso modo in cui fanno i supermercati, così da spingerli nelle zone perifriche dei centri urbani. In generale, la vicenda è abbastanza inquietante: in che misura la pubblica amministrazione ha il diritto di intralciare la libertà di impresa di aziende che, durante il Covid si erano sviluppate, avevano fatto investimenti e offerto un servizio prezioso ai consumatori?

di Luca Salamone