Il post-Covid di GianGusto fra razionalizzazione e nuovi investitori.
La base di partenza è un gruppo da 2 milioni di euro diretto (6 negozi), 26 punti vendita totali (-4 rispetto ai 30 del pre-Covid) e 800mila pezzi di piadina all’anno nei diretti. "I numeri negli ultimi due anni non sono stati positivi. Dopo diverse aperture a Brescia, Roma, Veneto, ecc. il lockdown aveva bruciato la cassa necessaria a spingere GianGusto e abbiamo perso qualche affiliato - afferma Malfassi - Il 2025 segna la svolta, con nuovi investitori e la completa ripresa del marchio dal post-pandemia".
La proposta di GianGusto: piadina e insalatone.
Alla base dell’offerta, uno dei classici del food retail e street food tricolore e qualche aggiunta. "Soprattutto in pausa pranzo soddisfiamo il mangione con il Crudo di Parma o la salsa tartufata e chi cerca una proposta più leggera, con la possibilità di scegliere fra 4 basi cereali diverse e oli vegetali. Nell’allargamento delle nostre referenze abbiamo proposto GianGusto Bowl: 4 insalatone bilanciate con bresaola, salmone, ecc. E abbiamo proposto, per primi come catena, l’America dentro la Romagna: una lingua piccola di pasta, base piadina, contenitore per hamburger", spiega Malfassi. Ricette frutto di operations ottimizzate: "L’industria alimentare ha fatto passi da gigante per il food retail. Loro hanno la carne, loro la schiacciano, loro la speziano al meglio e poi la consegnano a -20 gradi. In store non resta che rinvenire il prodotto, cucinarlo e impiattare", aggiunge il ceo. Per lo staff che avesse qualche dubbio, a breve arriverà anche il bot GianGusto al quale gli operatori potranno chiedere consigli e suggerimenti per realizzare la piadina corretta. Una sorta di manuale operativo virtuale.
Shelf life lunga e più controllo di filiera.
Da un lato, quindi, GianGusto punta a sfruttare la shelf life di 18 mesi del prodotto base (un semilavorato crudo) per raggiungere più facilmente i punti vendita, come dimostra l’operazione finalizzata lo scorso anno per un’apertura, la prima di 4, a Cipro. Dall’altro, intende mettere a terra l’esperienza maturata in termini di digitalizzazione e gestione della rete. "Con software creati negli anni abbiamo un completo controllo della filiera. Attraverso lo shop online di GianGusto, i punti vendita possono rifornirsi di tutto: dalla carta igienica al prosciutto cotto. Lo store manager dal registratore di cassa fa tutti gli ordini ai rappresentati dei fornitori di zona. Tutto in automatico. E integrato con i dati sulle vendite. A tendere potremmo introdurre i kiosk su tutta la rete", specifica il founder.
Riparte il franchising di GianGusto.
Asset interessanti per eventuali franchisee. Il target? "Dipende dalla testa dell’affiliato – confessa Malfassi - Quando parti con un brand e dal secondo negozio devi fare il terzo in affiliazione accetti un po’ tutti. Tra questi ci sono persone con capacità diverse che spesso faticano a tenere il passo degli standard di prodotto e servizio che una catena deve garantire. Da qui l’idea di selezionare insieme ad altri investitori delle realtà più strutturate; Mumbo ma non solo. Pacchetto da 120mila euro. L’obiettivo è arrivare ad essere il co-leader di mercato nel segmento piadine". A livello di canali di sviluppo, priorità ai centri commerciali: "È l’unica destinazione che permette di lavorare 363 giorni l’anno. Rispetto all’high street, risente meno di fattori esogeni come meteo, turismo, smart working, ecc. A livello immobiliare, inoltre, i landlord dei centri commerciali sono maggiormente disposti a diventare partner nelle vendite", conclude Malfassi.
NB: L'articolo è tratta da RMM 2/2025, disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine.html
Nicola Grolla
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