Dopo la tregua di aprile, l'inflazione torna ad accelerare a maggio. Secondo le stime dell'Istat, l'aumento dei prezzi raggiunge livelli che non si registravano dal 1986. Allora fu pari al +7%. Oggi si ferma a 6,9% su base annua (dal +6% del mese precedente). "L'inflazione acquisita per il 2022, cioè la variazione media che si avrebbe ipotizzando che l'indice rimanga al medesimo livello nella restante parte dell'anno, è pari a +5,7% per l'indice generale e a +2,5% per la componente di fondo", precisa l'Istituto di statistica.
L'effetto dell'inflazione sul carrello della spesa
L'effetto dell'aumento dei prezzi si fa sentire soprattutto sul carrello della spesa. A maggio, l'insieme degli acquisti di beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono passati dal +5,7% di aprile al +6,7% di maggio. Gli alimentari lavorati fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che si porta a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu +7,2%)", spiega l'Istat. Accelerano anche i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +5,8% a +6,7%).
Il caro materie prime alimentari spinge l'inflazione
Secondo la Coldiretti a spingere in alto i prezzi e inasprire la spirale inflazionistica sono, oltre ai beni energtivi, anche quelli delle materie prime alimentari: dagli oli alimentari di semi (+70,2%) al burro (+22,6%) fino alla pasta (+16,6%). Non sorprende, quindi, che la spesa delle famiglie abbia registrato una diminuzione in termini congiunturali dello 0,9%. Gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti del +2,7% e quelli dei beni semidurevoli del +2,4%. Ma i consumi in beni non durevoli sono calati del -1% e quelli di servizi del -2%.