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Confimprese: finanza e food retail sempre
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Confimprese: finanza e food retail sempre più vicini

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- Confimprese associati ristorazione - food retail e private equity - investimenti food retail

Dopo due anni di pandemia, le operazioni private equity e venture capital riprendono il cammino nel settore retail. E guardano al mondo della ristorazione a catena per recuperare il tempo perduto. Questo il quadro emerso dal quarto summit su Retail & Finanza organizzato da Confimprese che, nel primo trimestre 2022, ha registrato ben 81 nuove operazione (contro le 72 del 2021), di cui cinque proprio nel commercio al dettaglio. 

I fondi di investimento riprendono slancio: 72 operazioni nel retail da gennaio a marzo 2022

Rispetto al crollo del 2020 (-42% rispetto al 2019), le operazione di private equity e venture capital nel retail hanno ripreso slancio. Già lo scorso anno, infatti, si è chiuso con un +36% sul 2019 (per un totale di 45 nuove operazioni) pari a un ammontare investito di circa 557 milioni di euro. Un vero e proprio record che potrebbe essere superato dai risultati dell'anno in corso confermando quello che è sempre di più un trend consolidato, ossia il legame tra ristorazione e capitale. Basti pensare che, fra i 13 associati Confimprese partecipati da fondi di investimento (per un totale di circa un miliardo di euro di fatturato complessivo), ben 8 afferiscono al settore della ristorazione e del food in generale. Si tratta di:

  • Alice Pizza
  • Cigierre
  • Gesa (Cioccolati Italiani, Fra Diavolo)
  • La Piadineria
  • My Chef
  • Sebeto
  • Vaimo (Dispensa Emilia)
  • Forno D’Asolo
Mario Resca: "La finanza conquistata dal connubio tra fisico e digitale. Anche nella ristorazione"

"C’è un rapporto sinergico tra finanza e retail, con la prima che fornisce le risorse necessarie per stimolare la crescita in Italia e all’estero delle reti commerciali. L’asset vincente che può orientare il private equity verso operazioni nel retail è la capacità dei retailer di abbinare lo sviluppo della rete fisica alla proposta di eCommerce con strategie in grado di integrare servizi alla semplice rivendita di prodotti", spiega Mario Resca, presidente Confimprese. E questo vale anch per "settori in cui il punto di somministrazione fisico sembrava imprescindibile e centrale come la ristorazione, che oggi propone una fruibilità dei propri prodotti/servizi sia in loco sia con formule di consegna a casa», aggiunge Resca.

Come funziona il legame tra finanza e retail

Alla luce di tutto ciò, quindi, si impone una riflessione sui due protagonisti, retail e finanza, della rinnovata stagione di operazioni di private equity. Da un lato, vi sono i retailer, baluardo della intera filiera che va dalla produzione di beni primari alla trasformazione dell’impresa manifatturiera che realizza prodotti, riesce a stimolare l’innovazione necessaria a fare evolvere tutti gli operatori a monte. Il retail, in tempi critici come quelli che stiamo attraversando, stimola forme di solidarietà di sistema che partono dall’attenzione per il consumatore per consentire al mercato di calmierare, almeno per periodi di assestamento, fenomeni inflattivi a tutela della collettività. E per questo è ritornato "appetibile". Dall’altro lato vi è il private equity, che guida investimenti per lo sviluppo di eccellenze italiane la cui notorietà e valore hanno contribuito a supportare sui mercati borsistici. 

Fondi italiani ancora timidi e piccoli, serve un salto di qualità

Tuttavia, resta il fatto che i fondi italiani investono solo in Italia e sono ancora di piccole dimensioni rispetto a paesi come Francia, Spagna e Germania. Nel 2021, per esempio, la Francia, che guida la top dei best perfomer, ha investito 27 miliardi di euro (+53%) contro i 12,6 della Germania (-16%), i 7,5% della Spagna (+19%) e i 7 dell’Italia (+33%). I fondi domestici devono dunque cambiare marcia e ambire a operazioni di livello internazionale. Per farlo devono svincolarsi dalla durata dell’investimento e puntare non solo su un progetto a medio/lungo termine che tenga conto delle variabili economiche e finanziarie del Paese dove si investe, ma anche su team polifunzionali in grado di vestire i panni dell’investitore e del manager. «È una sfida, che potrebbe permettere il salto di qualità sia della finanza italiana per superare le ciclicità dei singoli mercati, sia del retail italiano per crescere sullo scacchiere internazionale e portare alta la bandiera del made in Italy che tutto il mondo ci invidia», conclude Resca.

       
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