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Nicola Cassoli, direttore commerciale e marketing di RCH
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RCH trasforma il punto cassa in marketplace digitale

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Tanta innovazione, l'ultima in ordine di tempo è RCH Pay, ma anche una solida storia aziendale alle spalle sono gli ingredienti che rendono RCH uno dei leader di settore per quanto riguarda i registratori di cassa. Basti pensare che, nei suoi 53 anni di storia, solo dal 2019 (anno di introduzione dell'obbligo di installazione di registratori di cassa telematici) sono state 350mila le macchine vendute agli esercenti, sia in modalità diretta o tramite la rete di 850 rivenditori sul territorio nazionale. Detto diversamente, in un momento in cui tanto si parla di Pos (con la querelle sull'obbligo o meno sotto una certa soglia), RCH è responsabile di una quota di circa il 21% dei registratori di cassa attivi nel nostro Paese e può contare su un fatturato di 20 milioni di euro nel 2021. "La pandemia ha rallentato un po' la diffusione dei registratori di cassa telematici ma la tendenza è segnata. Non a caso, gli esercenti e i ristoratori che devono affrontare circostanze non facili come il caro energia e delle materie prime magari sono più cauti con gli investimenti, ma quello sull'innovazione rimane una priorità", ha spiegato Nicola Cassoli, direttore commerciale e marketing di RCH intervistato da Ristorazione Moderna

L'intervista a Nicola Cassoli (RCH).

Quanto digitalizzato deve essere un ristorante per adottare la soluzione proposta da RCH?

Partiamo da un dato: tutte le macchine che si utilizanno per gestire le transazioni fra esercente e cliente ha l'obbligo di essere anche uno strumento di telecomunicazione. A partire dallo scorso anno, in RCH abbiamo dato una interpretazione molto estensiva del termine telematico e ora siamo gli unici a livello globale nei mercati fiscali ad aver creato un sistema di marketplace accessibile dal punto cassa. Insomma, abbiamo trasformato la cassa in uno smartphone. Ogni registratore può così accedere a RCH X Market, un ecosistema di servizi e strumenti come la domotica, le previsioni meteo, la prenotazione di un taxi, ecc. 

In cosa consiste, nello specifico, RCH Pay?

Si tratta di un app disponibile per dispositivi mobile Android e, presto, anche iOS. In questo modo, tablet, smartphone e svolgono la funzione di Pos comunicando direttamente con la cassa del punto vendita attraverso un'antenna Nfc. La soluzione supporta anche la tecnologia Pin on glass per tutte quelle transazioni che richiedono l'inserimento del pin personale. Il tutto grazie alla collaborazione con diversi partner di credito istituzionali. Per i ristoratori non ci sono costi di attivazione né installazione. Ci facciamo remunerare il servizio con una percentuale flat dell'1,4% sul transato per tutte le carte accettate in Unione Europea. 

Qual è la curva di apprendimento per familiarizzare con questa soluzione?

La curva di apprendimento è abbastanza rapida. Essendo un'app, basta avere in tasca uno smartphone per essere naturalmente portati a usare RCH Pay. Anche le sottoscrizioni di un nuovo contratto con un istituto di pagamento piuttosto che l'attivazione dell'app avviene tutto in elettronico. In generale, abbiamo preferito di immettere sul mercato uno strumento semplice, che creasse le minori barriere possibili all'entrata di nuovi partner. E tutte le demo che stiamo realizzando in questo periodo ci confermano che siamo sulla strada giusta.  

Quali sono le vostre altre soluzioni per il punto cassa?

RCH X Market è l’ecosistema alla base di tutti i servizi che implementiamo. In prospettiva, l'idea è quella di far arrivare sul mercato uno strumento che possa generare un valore aggiunto al cliente, permettendogli di pagare attraverso pochi semplici passaggi nel suo esercizio di fiducia, qualunque esso sia; e che possa generare anche un guadagno per il titolare dell'esercizio commerciale in questione. Insomma, in un futuro davvero vicino potremmo immaginarci ristoranti come hub di servizi.

Ma quale penetrazione ha ormai il pagamento digitale nella ristorazione? E che ne pensate dell'attuale contesto normativo sull'utilizzo di Pos e mance?

Per quanto ci riguarda, il concetto è passato al 100%. Non si incontrano più ristoratori totalmente sprovvisti di qualsivoglia strumento che abilita il pagamento digitale o elettronico. Di più, riscontriamo che sono proprio i consumatori, con le loro abitudini di acquisto, ad accelerare questa evoluzione dei pubblici esercizi. E se prima eran solo i giovani quelli più avvezzi a preferire certi tipi di pagamento, ora anche chi ha qualche anno in più si trova a suo agio con carta di credito, app di pagamento, wallet virtuali, ecc. 

Eppure, il contesto economico attuale, con la Legge di Bilancio in dirittura d'arrivo, vorrebbe introdurre una soglia di 60 euro al di sotto della quale i commercianti non sono obbligati a pagare con il Pos. Mentre la questione mance ancora è lontana dall'essere trattata. Che opinione guardando al mercato?

Vincoli e obblighi proposti devono scontrarsi con trend e abitudini ormai naturali e radicati. Sempre più, per esempio, riscontriamo richieste di sistemi che consentano di gestire pagamenti digitali su conti separati e magari con dispositivi diversi. Sulle mance, invece, stiamo lavorando direttamente sul campo. Ascoltiamo il mercato e cerchiamo di far evolvere il punto cassa andando incontro a feature che possano dare una risposta agile e implementabile a questo tema.

       
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