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Berberè apre le porte a Miscusi: nasce il polo del gusto per gli amanti dei carboidrati
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Dalla pasta alla pizza il passo è breve per Miscusi, azienda B-Corp italiana attiva nel food retail con l'omonimo brand dedicato alla pastasciutta, che ha deciso di entrare nel capitale di Berberè, insegna di pizzerie a catena fondata dai fratelli Matteo e Salvatore Aloe a Bologna nel 2010 (e che nel 2015 aveva già aperto le porte del proprio capitale ad Alce Nero), acquisendo il 23,5% delle quote. Insieme, Miscusi e Berberè contano un totale di 30 locali attivi in Italia e all'estero con un fatturato aggregato di circa 40 milioni di euro.
Accordo per la crescita in Italia e all'estero: 100 milioni di fatturato nel 2024
Alla base della partnership, la volontà di continuare lo sviluppo dei due brand. Miscusi, infatti, ha in programma l'apertura di due nuove location. La prima, a giugno, avverrà a Londra (e si tratterà del secondo punto vendita Oltremanica) mentre la seconda, a settembre, toccherà la città di Torino, dove l'insegna fondata da Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese nel 2017 conta già altri due punti vendita. Per quanto riguarda Berberè, invece, dopo una crescita 2021 del +20% a perimetro costante, il 2022 si preannuncia come l'anno dell'espansione che passa dall'ottenimento della certificazione B-Corp. Per sostenere queste operazioni, il nuovo gruppo del food retail è in procinto di lanciare un nuovo fundraising finalizzato alla conquista di nuove piazze europee e al raggiungimento dei 100 milioni di fatturato entro il 2024.
Dieta mediterranea e carboidrati buoni, i fattori comuni di Miscusi e Berberè
Promotori dei good carbs (i carboidrati che fanno bene, ndr) e luoghi di aggregazione, Miscusi e Berberè sono uniti da una visione comune: rendere le persone felici diffondendo la dieta Mediterranea, che la Fao dichiara tra le più salutari per l’umanità e il pianeta. Senza dimenticare la qualità. Che in Berberè significa portare in tavola pizze realizzate con le migliori farine, tutte biologiche, solo lievito madre vivo e lievitazione lenta. Una proposta che si è meritata i Tre spicchi nella guida di Gambero Rosso e il quarto posto nelle 50 Top Pizza. Mentre per Miscusi i riconoscimenti arrivano direttamente dai clienti, soprattutto i più giovani la Gen Z che ora punta a fidelizzare grazie a diversi investimenti sperimentali in agricoltura rigenerativa che hanno permesso al brand il lancio di un menù innovativo che riparte dalla terra.
Uno sviluppo consapevole e attento all'ambiente
"Abbiamo investito in Berberè per iniziare un progetto che vedrà nascere un gruppo che mette a sistema prima di tutto tecnologia e filiera, i due asset che reputiamo più importanti per la rivoluzione di cui abbiamo bisogno: quella dei contadini. Serve una rivoluzione copernicana: siamo quello che mangiamo. Dobbiamo conoscere e rispettare il cibo, ne va della nostra salute e di quella della nostra terra. Che poi è la stessa cosa. Guardo con grande positività al futuro: oggi si parla tanto di cambiamento climatico, il food giocherà un ruolo chiave, il 25% delle emissioni di Co2 deriva dalla produzione alimentare", ha spiegato Alberto Cartasegna, ceo di Miscusi e che ora fa parte del Cda di Berberè. Una mission subito sposata da Berberè: "È stato bello da subito condividere le idee per trovare soluzioni, il Covid ci ha poi avvicinato ancor di più e abbiamo considerato l’opportunità di lavorare assieme su molti aspetti comuni per essere ancora più organizzati e affrontare i prossimi anni con competenza e strumenti, necessari per le sfide che ci attendono", hanno commentato Salvatore e Matteo Aloe.