Miscusi raggiunge quota 10 a Milano, fra tradizione e innovazione

E sono 10 per Miscusi a Milano: il brand della pasta fondato da Alberto Cartasegna il 14 novembre ha raggiunto cifra tonda grazie al locale di corso Garibaldi. Si tratta di un punto vendita che occupa 280 mq e serve circa 95 coperti interni e 60 esterni. Quasi un flagship per l'insegna nata nel 2017 e che ha saputo mettere a terra i capitali raccolti a maggio dello scorso anno. 

Lo sviluppo di Miscusi nel 2024. 

L'apertura milanese del brand, celebrata con una festa ad hoc aperta a clienti, simpatizzanti e pasta lovers, rappresenta un ulteriore passo dello sviluppo annunciato a inizio anno dal founder. Forte di una crescita 2023 chiusa al +20% di ricavi (per un totale di 15 milioni di euro) e il riaggiungimento di un Ebitda positivo, Miscusi ha messo a segno diverse operazioni dopo quelle di Assago e al Merlata Bloom. L'obiettivo, infatti, è chiudere l'anno con 8-10 aperture a referto, sia dirette che franchising, così da raggiungere velocemente i 20 punti vendita (oltre i 16 attuali). Una spinta sorretta anche dal positivo ultimo round di finanziamento da 10 milioni di euro, a cui hanno parrtecipato Mip, Picus, Kitchen Fund e storici business angels.

Tradizione e innovazione, l'approccio di Miscusi. 

A conquistare gli investitori è stato sicuramente il connubio fra tradizione e innovazione di Miscusi. A livello food retail, l'esempio migliore sono i tre locali high tech votati al digitale. Il primo è stato quello di Gae Aulenti a maggio 2023. La novità? Questo Miscusi è un vero e proprio fast food della pasta fresca. Il locale, 70 coperti per 160 mq di superficie, non prevede il servizio al tavolo, ma mette a disposizione l'ordinazione avvenga digitalmente tramite i totem touchscreen e ritiro al bancone. Disponibile l'ordinazione anche tramite QR Code. Una sorta di ritorno alle origini, al primo Miscusi ma migliorato dalla tecnologia. Approccio simile anche lato prodotto che unisce l'arte delle mamme pastaie con la ricerca e lo sviluppo sul campo da cui arriva il fusillone di sorgo. Si tratta di un progetto, in cui l'azienda ha investito 200mila euro, nato in collaborazione con il centro sperimentale Agrifuture di MartinoRossi che permette di abbattere del 78% le emissioni di Co2 durante la coltivazione e usare il 90% in meno di acqua rispetto a un grano generico. Ad oggi sono 10 gli ettari che forniscono la materia prima.