La conquista americana del Paese che ha inventato la pizza è fallita. La catena Domino's Pizza lascia l'Italia, dove era arrivata nel 2015 grazie a un accordo di sviluppo in franchising del brand e aveva costruito in pochi anni un network di circa 30 punti vendita, ora definitivamente chiusi. A decretare lo stop alle attività del marchio, la crescita della concorrenza nel settore pizzerie che, di fatto, ha messo fuori gioco la proposta a stelle e strisce.
Troppi debiti e concorrenza: finisce il sogno di Domino's Pizza in Italia.
A dare la misura della distanza fra le pizzerie Domino's Pizza Italia rispetto al mercato tricolore, come riporta Bloomberg, un debito di 10,6 milioni di euro accumulati a fine 2020. Sebbene il modello di business fosse improntato essenzialmente sulla consegna a domicilio, il brand non è riuscito a capitalizzare il vantaggio sul delivery durante il lockdown mettendo così un freno all'espansione della rete: 900 punti vendita attivi entro il 2030. Un traguardo ora irrangiungibile e che costringe molti operatori che avevano scommesso sul modello in franchising a chiudere i battenti o cercare nuove affiliazioni. Magari fra i marchi Made in Italy che, nel frattempo, hanno conquistato il food retail nostrano.
Le difficoltà di ePizza Spa dietro al crollo di Domino's.
Tecnicamente, dietro alla ritirata di Domino's Pizza dal mercato italiano c'è il fallimento della società ePizza Spa, licenziatario unico del brand americano in Italia che era arrivata a gestire 23 punti vendita (ridotti a 11 al momento del fallimento, avendone dati 3 in affitto e 13 in sub-concessione). La società italiana, in verità, aveva mostrato le prime crepe già in aprile, quando aveva chiesto di accedere alle cosiddette “misure protettive” (ossia il blocco temporano delle richieste di fallimento da parte dei creditori nel tentativo di risanare l’impresa attingendo a capitali indipendenti) a seguito di una prolungata crisi e non riuscendo a ripagare circa 600 creditori. A poco, infatti era servita l'emissione di un bond da 3,5 milioni di euro emesso l'anno precedente con scadenza 2026 e un rendimento del 7%.
Gli italiani premiano gli indipendenti e il Made in Italy.
Al di là delle questioni puramente economiche, c'è anche una questione di gusto. Grazie agli aggregatori di food delivery, infatti, gli italiani hanno sfruttato la pandemia per evolvere il proprio palato e scoprire le proposte di molte pizzerie indipendenti. Molte di queste sono state in grado di esaltare l'utilizzo delle materie prime. Prodotti Dop e Igp, dal pomodoro alla mozzarella passando per salumi e formaggi, che invece Domino's ha faticato a inserire all'interno della propria gestione dei costi; peraltro appensantiti dalla voce personale (rider compresi) che si aggirava sui 5 milioni di euro (rispetto a un fatturato 2021 pari a 8 milioni di euro).
Per Essse Caffè il 2023 si è chiuso a quota 42 milioni di euro di fatturato (+3 milioni sul 2022), con una crescita del +8% grazie a Horeca e OCS-vending. Nel dettaglio, l'Horeca Italia ha segnato un incremento di quasi 2 milioni di euro. Il fatturato estero ha invece raggiunto quota 9 milioni; il vending è arrivato a 5 milioni.
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