Fra gli operatori aeroportuali se ne parla da un po': nonostante i limiti legislativi, il duty free agli arrivi punta a rivoluzionare un format consolidato. D'altronde, con 13 milioni di viaggiatori atterrati negli aeroporti italiani a gennaio (+9% sullo stesso mese 2023), il travel retail è tornato la porta d’ingresso dell’hospitality italiana. Si scende dall’aereo, si ritirano i bagagli e si inizia la vacanza. Magari già con i primi acquisti direttamente in aeroporto.
Su questo, dal post-Covid, sta lavorando Atri (Associazione travel retail Italia) in stretta collaborazione con la controparte europea (Etrc). Un’iniziativa finalizzata a portare i decisori politici e comunitari a modificare le norme che consentirebbero questa ulteriore modalità di acquisto con una crescita delle vendite stimata intorno al 20-30% e innegabili effetti positivi sugli operatori aeroportuali, sulle società di duty free ma anche sulle catene di fornitura e di produzione a livello locale. "Senza aumentare le franchigie sulla merce permesse ai viaggiatori - afferma Stefano Gardini, presidente Atri - questa soluzione consentirebbe di riproporre la stessa opportunità di acquisto che il passeggero esegue nell’aeroporto di partenza facendolo però nell’aeroporto di arrivo. Per questa ragione non altererebbe la concorrenza tra mercato in duty free e mercato locale ma servirebbe a bilanciare la concorrenza tra aeroporti fuori dalla Unione Europea e aeroporti europei". In molti Paesi Extra-Ue, d’altronde, questa modalità è già attiva: "Svizzera, Norvegia e Turchia hanno già apportato le modifiche legislative atte a permettere questa forma di business e i duty free agli arrivi. Anche la Gran Bretagna ci sta lavorando. L’attuale scenario normativo comunitario, invece, esclude questa tipologia di vendita. La modifica che stiamo spingendo va nella direzione di riportare una simmetria nella concorrenza offrendo al passeggero di ritorno da un viaggio Extra-Ue una ulteriore opportunità di acquisto alternativa a quella effettuata nell’aeroporto di partenza Extra-Ue. L’obiettivo è quindi quello di portare all’interno dalla Ue questi consumi, senza variare i quantitativi massimi acquistati in regime di duty free e quindi senza ulteriore impatto sui singoli mercati locali", conclude Gardini.
Argomenti che testimoniano l’importanza crescente dei duty free all’interno degli aeroporti come importante fonte di ricavi commerciali e parte della customer experience. Estenderne la loro impronta anche agli arrivi sembra la naturale evoluzione per un format tra i più caratteristici del travel retail. Segmento in cui, da fine 2023, è attiva Avolta la società nata dalla fusione tra Dufry e Autogrill. "Negli ultimi anni, i ricavi non aeronautici stanno diventando sempre più rilevanti per gli aeroporti che, di conseguenza, stanno riadattando i propri spazi aumentando significativamente quelli dedicati ai duty free. In generale, sono state proposte nuove strutture e strategie con l'obiettivo di rendere l'esperienza dei viaggiatori più piacevole. A livello di offerta commerciale c’è stata una forte evoluzione un po' in tutte le categorie ma soprattutto nella profumeria dove i maggiori brand presidiano aree sempre più importanti e personalizzate con del personale totalmente dedicato. Lo stesso sta avvenendo anche per categorie come alcolici e food, specialmente italiani, che incontrano il favore dei passeggeri stranieri", racconta Isabel Zarza, ceo Southern Europe di Avolta. In particolare, il food e confectionery ha raggiunto il 13% del fatturato globale nell’ultimo esercizio fiscale. Successi ottenuti anche in mercati con duty free agli arrivi come Asia, Medio Oriente, America Latina e Australia dove è stato veivolo di aumento "aumento delle entrate non aeronautiche per gli aeroporti, degli investimenti, dell’occupazione e del servizio clienti per i viaggiator. Le attuali direttive Ue sull’Iva e sulle accise limitano questo modello, ma l’industria sta lavorando attivamente per realizzarlo (un manifesto ad hoc è stato presentato in sede europea, ndr). Perché dovremmo ignorare l'opportunità di vendere a metà dei nostri clienti internazionali? Soprattutto dopo la Brexit, poiché molti aeroporti italiani ricevono molti passeggeri britannici, che naturalmente avrebbero diritto al duty free agli arrivi. Gli aeroporti dovranno adattare le infrastrutture per accogliere nuovi negozi e flussi di passeggeri, tuttavia il clamoroso feedback da tutto il mondo ci dice che l’Italia e l’Ue dovrebbero muoversi in questa direzione", conclude Zarza.
Posizioni condivise anche da Heinemann, player globale, presente in Italia da 10 anni, con un network aeroportuale che conta Bologna come perno centrale e diramazioni a Bari, Torino e prossimamente Lamezia Terme. Ma con sfumature lessicali differenti: "Il duty free per gli arrivi forse non è la parola corretta perché questo implica una serie di prodotti con limitazioni doganali. Bisognerebbe forse fare chiarezza sui termini - puntualizza Fulvio Fassone, managing director di Heinemann Italia - Parlerei di aree commerciali agli arrivi integrate con le proposte food&beverage. Questo semplifica la gestione normativa". L’idea, insomma, è quella di superare le sigle per dar vita ad aree che, a fronte della massimizzazione dello spazio, possono ospitare proposte commerciali ibride fra retail, convenience e food. Magari puntando "sui prodotti locali, anche dolci, e i vini regionali, cresciuti moltissimo negli ultimi tre anni", rivela Fassone. Mentre a livello di servizio, largo spazio al digitale, molto attrattivo su alcune nazionalità di passeggeri: "Dal punto di vista operativo ci vuole ancora un po’ di tempo, ma l’acquisto preventivo o il delivery sono strumenti in sviluppo sebbene rimarranno ancillari rispetto all’esperienza del punto vendita in cui anche il layout del negozio è pensato per avere il maggior contatto possibile con la merce", conclude Fassone.
di Nicola Grolla
L'articolo è tratto da RMM 1/2024, disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine-1-2024.html