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Uber Eats lascia l'Italia: business model non sostenibile
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Dopo 7 anni di attività, Uber Eats lascia l'Italia dove la piattaforma non è cresciuta "in linea con le nostre aspettatibe per garantire un business sostenibile". Queste le parole diffuse sul sito dell'azienda di food delivery che ha dato avvio alle procedure di licenziamento dello staff, una quarantina di persone per lo più a Milano, e garantito l'accesso dell'app ai rider fino a luglio.
Uber Eats via dall'Italia (e Israele) per concentrare il business.
"Il nostro obiettivo principale è ora quello di fare il possibile per i nostri dipendenti, in conformità con le leggi vigenti, assicurando al contempo una transizione senza problemi per tutti i nostri ristoranti e i corrieri che utilizzano la nostra piattaforma. Nonostante questa difficile decisione vogliamo ribadire il nostro impegno verso l’Italia, che non intendiamo assolutamente abbandonare, questa decisione ci consentirà di concentrarci ancora di più sui nostri servizi di mobilità, dove stiamo registrando una crescita importante". Queste le parole utilizzate dal management per una comunicazione che ridefinisce il perimetro della piattaforma delivery. Oltre che dal mercato italiano, Uber Eats esce anche da Israele. L'operazione, annunciata ad Amsterdam dall'ad Dara Khosrowshahi, punta a focalizzare l'attenzione sui mercato dove si colloca come primo o secondo operatore.
Food delivery, business model fragile?
Si conclude quindi un viaggio iniziato nel 2016 e arrivato in 60 città italiane. Una rete che non ha retto la competizione di altri player (Just Eat e Deliveroo su tutti). Soprattutto in termini di business model e gestione delle risorse umane. Temi sensibli in casa Uber Eats (giunta all'amministrazione giudiziaria per capolarato, poi revocata nel marzo 2021 a seguito di un percorso virtuoso), su cui da poco si sono espressi i ministri del Lavoro dell'Ue, con una proposta relativa al miglioramento delle condizioni nel lavoro mediante piattaforme digitali.
Uber punta sulla mobilità: accordo con It Taxi.
Resta in piedi in Italia la parte di mobilità. Nel 2022 la compagnia statunitense di ride sharing ha siglato un accordo con It Taxi, il più grande operatore di prenotazione nel paese: oltre 12mila tassisti, in novanta città, possono usare l’app per permettere alla clientela di riservare un passaggio. L’accordo diventerà operativo tra circa un mese. Una “pace strategica" che a fine marzo dovrebbe essere esteso anche ai tassisti di New York.