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A destra, Franco Borgonovo con la moglie e co-founder di Frankly Bubble Tea, Lati Ting
A destra, Franco Borgonovo con la moglie e co-founder di Frankly Bubble Tea, Lati Ting
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Franco Borgonovo (Frankly): "Nel 2025, il nostro bubble tea in Europa"

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- Frankly Bubble Tea Milano - Frankly Bubble Tea bevande - Frankly Bubble Tea fatturato

A fine febbraio, il 10° punto vendita. Un traguardo raggiunto dopo un 2022 da 4,5 milioni di fatturato. La cavalcata di Frankly Bubble Tea guarda già al 2025. Per quella data "puntiamo a diventare il punto di riferimento europeo per il tè con le bolle", afferma Franco Borgonovo, founder con Lati Ting del brand nato a Milano nel dicembre 2016 e che nel 2022 ha effettuato un aumento di capitale da 2,5 milioni di euro con Fondo Rilancio Startup, gestito da CDP Venture Capital che ha co-investito insieme al fondo Azimut ELTIF - venture capital e ALIcrowd II e a cui si sono aggiunti anche altri 110 investitori in crowdfunding. Al centro dell'offerta, un prodotto beverage sui generis, i cui ingredienti arrivano direttamente da Taiwan: il bubble tea. "Si tratta di un prodotto che risale a 40 anni fa. Non a caso il loro mercato per noi rimane un riferimento, con il 70% degli ingredienti utilizzati che vengono importati sui nostri store", racconta Borgonovo nell'intervista a Ristorazione Moderna

L'intervista a Franco Borgonovo (Frankly Bubble Tea).

Come avete scoperto il bubble tea?

Lati Ting, che nel frattempo è diventata mia moglie, è nata ad Hong Kong e cresciuta in Canada, a Vacouver, dove il bubble tea era già molto diffuso da 10-15 anni. Qui in Italia, invece, era presente solo con qualche negozio in zona Sarpi. Noi siamo partiti da via Orefici. In poco tempo, abbiamo triplicato la nostra presenza in città. E da quel momento è diventato un impiego a tempo pieno. Prima della pandemia avevamo aperto anche a Bergamo e Torino. Poi a differenza di altri abbiamo accusato meno il colpo del lockdown avendo una fruizione basata sull'asporto. Fortunatamente, con la ripresa, il mercato è rimbalzato. Tutti i negozi sono cresciuti like-for-like nel 2022. 

Tanto che avete raggiunto 10 punti vendita. Che progetti di crescita di sono per il 2023 di Frankly Bubble Tea?

Abbiamo una pipeline chiara: entro aprile altri tre punti vendita operativi. Sul canale travel retail apriremo alla stazione di Milano Porta Garibaldi: gli hub della città rappresentano un canale molto performante sia per la nostra proposta di bevande da asporto per un consumo veloce a portar via; sia per il format agile, a cui bastano 20 mq, molto adattabile al retail ferroviario per esempi. Infine, annuncio anche la partnership da poco siglata con Red Bull per l'estate.

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Cosa ha sostenuto il rimbalzo post-pandemia?

Il fatto che il bubble tea rappresentasse un prodotto nuovo sul mercato, destinato alla Gen Z, ossia la fascia dello studente liceale e universitario; gente abituata alla novità. Molto ha inciso anche la vicinanza di interesse per la cultura asiatica che si è diffusa negli ultimi anni. Insomma, noi siamo un ponte fra culture diverse. In particolare, poi, è la qualità del prodotto e una brand identity molto riconoscibile, social, attenta alla community. E questo si vede nei fatti: quando si celebra il Gay Pride registriamo il picco di vendite, perché siamo riconosciuti come un brand inclusivo. Inoltre, siamo aperti al mondo con più di 10 nazionalità rappresentate nei punti vendita; e molto spesso in ufficio si parla inglese per capirsi davvero. Valori e pratiche che intersecano l'interesse e la domanda delle giovani generazioni. Ad oggi Frankly Bubble Tea può contare su una clientela iper-fidelizzata. Sono clienti che tornano, non più semplici curiosi. 

Per contro, c'è stato il problema dei rincari. Che difficoltà avete incontrato?

L'inflazione sulle materie prime e una catena di forniture legata a Taiwan, sul cui mercato si paga in dollari nel frattempo rivalutatosi sull'euro, sono sfide ancora attuali ma in via di miglioramento. Anche la fiammata dei costi sul trasporto è tornata sotto controllo. Nel frattempo lavoriamo sulle alternative, sebbene la filiera del bubble tea sia particolare. Il tutto per uno scontrino medio al consumatore finale che oggi si aggira sui 7,5 euro. 

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Il food retail passa sempre più attraverso la capacità di attrarre i giusti capitali. Che bilancio della vostra esperienza?

La ristorazione è un mercato capital intensive. Una volta che ci si vuole strutturare come un'insegna organizzata allora diventa imprescindibile aprirsi a capitali esterni. Certo, in Italia il mercato è ancora vittima di un certo "nanismo", con gli imprenditori ancora diffidenti a certi tipi di operazioni. Ma il trend sta cambiando, soprattutto nel mondo della ristorazione a catena che nel nostro Paese ha ancora ampio margine di crescita. Un trampolino di lancio anche per le nostre ambizioni europee. 

       
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