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Fatty Patty, lo smash burger padovano verso i 10 locali
Il progetto Fatty Patty nasce a novembre 2020. Quasi per caso. All’interno di un piano di sviluppo più ampio che intrecciava food retail e food tech. Il primo locale sorge in centro a Padova quando ancora l'Italia era stretta dalla morsa delle restrizioni Covid e le attività core possibili si riducevano essenzialmente a take away e delivery. Una limitazione che, tuttavia, si è trasformata in un vantaggio e ha gettato le basi per il successivo sviluppo a partire dal 2023.
Le origini di Fatty Patty: da Padova a una mini-catena.
Ad avviare l'attività fu la U30 Capital, holding che fino a un paio di anni fa controllava anche alcuni brand del mondo poke e della ristorazione full service. "All'epoca - racconta Umberto Marzotti, ex socio di U30 e attuale ceo di Fatty Patty - un proprietario immobiliare ci ha chiamati proponendoci un piccolo negozio, in piazza Mazzini: 33 mq, zero sedute né dehors, solo take away e delivery, che arrivava a cubare anche il 73% del fatturato. In pieno Covid, nessuno avrebbe preso in locazione questo locale, noi ci abbiamo scommesso". Al centro, un menu basato sullo smash burger che ancora stava muovendo i primi passi in Italia: "Un prodotto volutamente non impulsivo ma semplice ed efficace", sottolinea Marzotti. La svolta, arriva tre anni più tardi quando la holding si divide e l'insegna si ingrandisce in città passando a un locale da 130 mq con 60 posti interni e 60 esterni, dotato di ordinazioni omnicanale e prodotti da filiera controllata. Un format agile (con una permanenza fra i 15 e i 20 minuti) che oggi ha dato vita a una mini-catena che conta 4 locali, compresi gli store di Albignasego, Jesolo e Chioggia.
Fatty Patty punta sulle città di provincia e le acquisizioni.
"Con Alessandro Pigozzo abbiamo puntato su città medio piccole, dai 60 ai 300mila residenti massimo, con sedi universitarie o liceali, una popolazione residente attiva e giovane e fuori dalle logiche delle città tier one. Di fatto, siamo first mover in tutte le nostre sedi. Questo ci ha ripagato. Insieme al prodotto, fedele alla tradizione americana", sottolinea Marzotti. In previsione altre due aperture entro la fine dell'anno, che porteranno i locali a gestione diretta a 6 e poi a 10 entro la fine del 2026. Risultato? Un fatturato che a fine 2025 dovrebbe aggirarsi intorno ai 2,5 milioni di euro. Per l'ulteriore crescita, oltre alle aperture dirette, Fatty Patty sta valutando e pianificando operazioni di M&A con piccoli player che abbiano da 1 a 4 punti, così da accelerare la crescita in modo organico e sostenibili: "Da un lato, il capex di queste operazioni è simile a un'apertura diretta ma i tempi di realizzazione sono minori e si acquisiscono anche staff e management garantendosi una certa continuità", afferma Marzotti. Nel frattempo non si dimentica il delivery, che cuba il 40% delle vendite. "Oltre al servizio interno di consegna a domicilio abbiamo una partnership con Glovo rinnovata a gennaio ed estesa a tutti i negozi attuali e futuri - spiega Marzotti - Su questo canale lo scontrino medio si aggira sui 16 euro, più alto rispetto allo store dove, solitamente, si ordina singolarmente".
Nel menu, 9 panini e la formula per il consumo serale.
In totale, nel menu, 9 panini di cui uno special che ruota due-tre volte all’anno, generalmente in partnership con altri brand locali forti. Un’offerta interamente disponibile anche in versione vegetariana (prima con Future Farm e ora con Beyond Meat). A fianco, fritti, patatine, hot dog (tre tipi con pane Rock&Roll bread con taglio verticale), nuggets, due tipologie di insalata e pure i milkshake. "L’ultima novità che abbiamo lanciato per primi in Italia è lo smash tacos: procedimento simile allo smash burger ma con tortilla di mais che poi viene chiusa come un normale taco", rivela Marzotti. Lato beverage, Fatty Patty lavora con Coca-Cola per tutto il prodotto analcolico mentre da poco ha chiuso un importante accordo con Heineken per le referenze alcoliche; compresa Messina Cristalli di Sale per gli store di Chioggia e Jesolo. A unire le due categorie del menu, infine, è stato introdotta la formula "camparino e panino" così da spingere il consumo serale; dall'apertivo in avanti (visto che qui, fra un panino e l'altro, le serate di concludono anche a notte fonda).
NB: L'articolo è tratto da RMM 2/2025, disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine.html