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Il burger 100% plant based di Plant Burger
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Plant Bun, la rivoluzione plant based del fast food

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- Plant Bun Torino - Plant Bun fast food - Plant Bun plant based

Nata nel 2023 dall'idea di due soci e amici, Plant Bun parte da Torino e Asti per farsi portabandiera del cambiamento in chiave plant based nel fast food. L'obiettivo, infatti, è quello di combinare innovazione, gusto e sostenibilità per interpretare in chiave contemporanea il più classico dei format food retail. Insomma, una "rivoluzione proteica", come la definisce il co-founder Luigi Briga, che dopo aver mosso i primi passi ora si prepara a conquistare altre piazze e, nel contempo, portare a bordo nuovi investitori e competenze. 

I tre pilastri di Plant Bun: innovazione, sostenibilità e gusto. 

A dare il la a questa iniziativa è stato un report di Bloomberg "in cui si sosteneva che il mercato plant based a livello globale avrebbe raggiunto i 160 miliardi di euro di valore nel 2030 - confida Briga - Con un'esperienza food retail alle spalle, quindi, io e il mio socio Stefano De Bortoli abbiamo deciso approfondire il tema e cogliere questa occasione aprendo un format dedicato a prodotti buoni, sani e sostenibili". A differenziare Plant Bun da altre insegne sono tre fattori: un menù 100% plant based che unisce gusto e salute sfidando il concetto tradizionale di junk food; il ricorso a cucine e sistemi di cottura innovativi, alimentati da energie rinnovabili; l'impatto positivo su ambiente, animali e persone promuovendo un'alimentazione etica. Il risultato si gusta nell'offerta gastronomica: panini realizzati con bun di patate (senza zuccheri aggiunti), patty a base di legumi (ricchi di fibre, ferro e vitamina B12 fornito da Heura Food), formaggio vegetale senza latte e derivati, un generale basso contenuto di grassi saturi (meno del 2%), patatine fritte ad aria (che così eliminano il problema dello smaltimento dell'olio esausto) in accompagnamento, salse e condimenti 100% vegetali. "A questo si aggiunge un approccio totalmente plastic free. Anche nel packaging delle bevande. Per l'acqua, per esempio, utilizziamo le lattine di Wami", afferma Briga. L'idea, insomma, è che ogni morso possa tradursi in una scelta positva per il consumatore e l'ambiente. 

Luigi Briga (Plant Bun): "Prossimi passi? Raddoppio a Torino o sbarco a Milano".

Una proposta che fa bene anche ai conti. "In meno di due anni di attività abbiamo triplicato il nostro giro d'affari e ora puntiamo ad accrescere il network. Stiamo valutando il raddoppio su Torino oppure lo sbarco a Milano con l'ambizione di diventare presto il player europeo di riferimento per il fast food plant based", spiega Briga. Il format, infatti, è già pensato per essere totalmente scalabile. Innanzitutto nelle dimensioni contenute: il locale di Torino, sotto la Mole, conta 25 posti mentre quello di Asti è poco più piccolo e può ospitare 20 persone. In secondo luogo, nelle operations: grazie al ricorso a forni di ultima generazione, i locali possono fare a meno di canna fumaria e i dipendenti devono solamente comporre il prodotto seguendo poche e chiare indicazione. Infine, sotto il profilo dell'innovazione gestionale che prevede il ricorso all'AI predittiva per creare il menu e, contemporaneamente, gestire l'approvvigionamento e il magazzino in base alle vendite effettuate riducendo gli sprechi. Una menzione la merita anche l'integrazione dell'offerta con i servizi digitali: "Il food delivery, in partnerhip con Glovo, pesa circa il 40% del fatturato mentre in loco abbiamo abbiamo implementato un QR Code per il self ordering (per uno scontrino medio che si aggira sui 17 euro, ndr)", aggiunge Briga. A questo servizio va aggiunta poi l'app (per la prenotazione del tavolo e del take away) e la collaborazione con Ristobox per ampliare il raggio d'azione del brand a tutta Italia. 

plant bun 2

Il plant based come scelta alimentare del futuro. 

Scelte che, va detto, hanno comunque un costo superiore alla media ma trovano la loro ragion d'essere nella crescita della percezione del plant based fra i consumatori e, di converso, fra i fornitori. "Siamo convinti che con il tempo sarà sempre meno difficile trovare i partner ideale per continuare a crescere e la nostra scelta, un po' fuori dagli schemi attuali del consumo alimentare, ci darà ragione. L'alimentazione plant based, infatti, è quella del futuro. Diversamente dalle alternative vegane, per esempio, la nostra proposta vuole essere un vero e proprio competitor di quelle tradizionali. Tanto che, già ora, ci sono molti clienti che, a fine pasto, nemmeno si accorgono di aver mangiato un burger plant based da quanto texture e gusto sono simili al prodotto di origine animale. Alla fine, si tratterà di una questione di scelta: per la salute e il benessere delle persone, dell'ambiente e degli animali", conclude Briga. 

di Nicola Grolla

       
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