Fondato da Paolo Benassi e Cristiano Sereni, Amorino in 20 anni ha costruito un network di 215 gelaterie. Il segreto? La separazione di produzione e vendita. Un approccio che evolve il concetto di artigianalità comunemente inteso. Quando si pensa alla gelateria artigianale, infatti, l’immagine che tutti noi abbiamo in mente è quella della classica impresa a conduzione famigliare: una vetrina chiara, un banco ricco di gusti e un laboratorio annesso in cui da generazioni si tramandano le stesse ricette. Per Amorino questa descrizione è vera solo in parte.*
Nato nel 2002, il brand conta ben 95 punti vendita in Francia (dove, a Parigi, ha avuto inizio l'avventura imprenditoriale) che rappresentano un’anomalia positiva in quello che, a tutti gli effetti, "è un mercato frammentato, con pochi singoli negozi indipendenti che punteggiano le varie destinazioni commerciali", spiega Benassi. A fare la differenza è il connubio (o l’ambizione?) fra artigianalità del prodotto e sviluppo del business model in ottica food retail. Un modo nuovo di guardare al mercato. "Come ho potuto constatare anche all’ultima edizione di Sigep, che visto il successo di partecipazione ha sicuramente testimoniato il fermento e la ripartenza del settore dopo le recenti difficoltà del fuoricasa, si conferma una tendenza che vede le gelaterie come canale sempre più appannaggio delle grandi aziende produttrici di semilavorati. Sono loro a dettare la linea. Ma se questo protagonismo può
aiutare l’insegna a conduzione famigliare, magari con un singolo punto vendita, di certo non rappresenta la filosofia che sta dietro al successo di Amorino. Per noi, la qualità del prodotto artigianale è centrale. E per garantirla abbiamo deciso di separare le attività di produzione e vendita, centralizzando la prima in un unico laboratorio che rifornisce i diversi affiliati e lavora con solo latte fresco intero, ingredienti di qualità, senza l’utilizzo di coloranti e aromi artificiali, né basi o polveri premiscelate", racconta Benassi. Il risultato? Un maggior controllo della filiera di approvvigionamento che significa non solo il rispetto delle ricettazioni ma anche garanzia di sicurezza microbiologica su ogni lotto distribuito.
Insomma, un’artigianalità 2.0 che ha messo da parte il motto “piccolo è bello” per concentrarsi sulla qualità del prodotto come leva per conquistare il cliente. "Paradossalmente - sottolinea Benassi - oltre i confini nazionali questo concetto di artigianalità del prodotto è più diffuso, compreso e apprezzato. Nella nostra proposta i concetti di tradizione e italianità sono un valore fondante, ma non per questo limitiamo la nostra ambizione di incontrare un gusto mondiale. Quest’anno, per esempio, rilanciamo il Tiramisù assieme a nuovi abbinamenti di frutti e spezie, come il basilico, il pepe nero o rosa, lo zenzero. Oppure il gusto al cioccolato bianco e fave di Tonka. Creare associazioni inedite è la nostra carta vincente". Ogni anno, sono sette i nuovi gusti che si assaporano da Amorino, che presta particolare attenzione anche alle versioni biologiche, vegane e senza glutine ma "senza addentrarci troppo nella nicchia del senza zuccheri, che di naturale non ha niente; altrimenti che gelato artigianale sarebbe?".
Per quanto riguarda lo sviluppo food retail, invece, in un’ottica di crescita in franchising, il 2023 continuerà lungo le stesse linee dello scorso anno con 35 nuove aperture. Quindi: "Location centrali nei principali centri urbani dove la gelateria può sfruttare gli spazi lasciati liberi da format merceologici che non hanno retto l’evoluzione del mercato e la diffusione dei dehors, una soluzione che garantisce maggiore comfort ai clienti e allunga l’attività delle gelaterie nei mesi invernali. Al di fuori dell’Europa, come succede in Medio Oriente, presidiamo il canale dei centri commerciali", afferma Benassi. A chi decide di avviare un punto vendita Amorino, l’insegna fornisce non solo il gelato ma anche tutto ciò che ci sta intorno: dalle coppette alle salviette, dai coni ai macarons fino all’introduzione di touch point digitali. "Quest’anno ci concentreremo molto sul miglioramento della consegna a domicilio, l’informatizzazione e automatizzazione del punto cassa, il servizio click&collect. Perché se il gelato rimane un acquisto d’impulso che di fatto non teme crisi o inflazione, il vero problema oggi è la ricerca di addetti sempre meno disposti a lavorare la sera e nel weekend", conclude Benassi
*L'articolo è tratta dal Trimestrale 1-2023 di Ristorazione Moderna che potete trovare a questo link.