Nonostante il calo della spesa dei consumatori, secondo l'ultimo report Savills, negli ultimi due anni gli italiani non hanno rinunciato al ristorante. Nel 2024 la spesa finale nel settore food&beverage ha raggiunto 83 miliardi di euro, pari a un incremento del +2% anno su anno in termini reali. Di particolare interesse il fenomeno food court, che ormai indirizzano la scelta del centro commerciale per 1 visitatore su 3.
A fronte delle sfide del periodo, che coinvolgono anche glo elevati costi di finanziamento, l'aumento dell'inflazione, i costi energetici, la spesa dei consumatori si è orientata verso prodotti a prezzi competitivi e destinare maggiore liquidità per le cosiddette “spese esperienziali”. Questo il nocciolo del secondo Italian Food&Beverage Report dello specialista immobiliare. Detto diversamente, i clienti saranno spinti da un lato dalla ricerca di promozioni e nella scelta di ristoranti economici; dall’altro nella maggiore frequentazione di ristoranti di fascia alta che danno accesso ad esperienze uniche. Nelle aree metropolitane, la propensione a mangiare fuoricasa si conferma più consolidata rispetto al resto del Paese e il ritorno del turismo ai livelli pre-Covid contribuisce a mitigare gli effetti del lavoro da casa.
Guardando ai numeri del report Savills, ristoranti, caffè e attività simili assorbono il 68% dei consumi totali, seguiti dai fast food e dalle attività di asporto (29%). Rispetto al 2019, entrambi i segmenti mostrano una crescita significativa della spesa. Contribuisce all’espansione del settore anche l’eCommerce, con 1,6 miliardi di euro generati dal food delivery. Di particolare interesse quanto succede nei centri commerciali italiani con le loro 160 food court, per un totale di 1.550 negozi che contribuiscono strategicamente a incrementare i footfall, le vendite e l’attrattività complessiva degli asset. Una persona su tre visita un centro commerciale proprio per l’offerta di ristorazione e molti brand F&B stanno pianificando un’ulteriore espansione: le nuove aperture ammontano in media a circa 3 negozi per marchio, previsione che si conferma anche per i prossimi mesi.
Per quanto riguarda invece le high street, l'offerta è molto variegata e si distingue principalmente per il momento della giornata nel quale si usufruisce dei servizi. Milano si distingue a livello nazionale come hub strategico e punto di riferimento per lo sviluppo del mercato della ristorazione, punto di ingresso e sviluppo di nuovi format esclusivi. Sono 15 i food district identificati in città, che spaziano dalle aree consolidate ai mercati emergenti come quello di Certosa. L'offerta diurna è rivolta a impiegati, studenti e turisti ed è localizzata principalmente nel centro città o nei business district, grazie a ristoranti che offrono un servizio rapido e a catene con prezzi convenienti. L'offerta serale è invece molto articolata e spazia dai bar che propongono il famoso happy hour ai ristoranti tipici italiani, ai dinner show, ai club esclusivi e ai ristoranti stellati Michelin. I quartieri più rappresentativi per la vita notturna restano Moscova, Brera, Ticinese, Porta Romana, mentre aree come NoLo e Chinatown stanno emergendo e consolidando il loro posizionamento.
"Il settore F&B oggi più che mai si muove con grande velocità: dai brand mainstream al luxury esperienziale, senza dimenticare le food court, i format si reinventano continuamente, adattandosi ai trend di mercato e alle nuove esigenze dei consumatori. Questa evoluzione non solo genera footfall e stimola gli acquisti d’impulso, ma trasforma i centri commerciali e le high street in vere e proprie community destinations, capaci di attrarre differenti target e offrire esperienze memorabili. Un trend dinamico che conferma Milano come hub nazionale e internazionale per l’innovazione nel settore" ha commentato Francesca Cattagni, head of high street leasing.