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Il food&beverage italiano per Savills: trainano fast food e delivery
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La spesa delle famiglie per i servizi di ristorazione, nel 2022 ha segnato quota 84 miliardi di euro (+22% anno su anno) secondo l'ultimo report Savills. Il rimbalzo post-Covid, quindi, non ha ancora esaurito la sua forza, specialmente nelle grandi aree metropolitane dove cresce la propensione dei consumatori a mangiare fuoricasa. L'Italian Food & Beverage Report fotografa un settore trainato principalmente dal fast food e dai servizi di asporto: +24% di consumi.
Ristoranti, caffetterie e simili ancora al 66% dei consumi.
Ad assorbire il 66% dei consumi totali sono ristoranti, caffè e attività simili, seguiti dal fast food al 30%. Rispetto al pre-pandemia, però, sono proprio i secondi a mettere a segno una crescita più consistente. Parallelamente, l'eCommerce ha contribuito alla ripresa dei consumi nel settore F&B con circa 1,8 miliardi di euro di fatturato relativi al food delivery. Questo grazie all'attività di 335.800 imprese della ristorazione, di cui 9.600 hanno avviato l’attività nell’ultimo anno, e oltre 1,2 milioni le persone impiegate nel settore - pari al 7% del totale dei lavoratori italiani – con aziende localizzate principalmente in Lombardia (15%), Lazio (11%) e Campania (10%).
Le food court si contano: 130 in Italia
A livello di format, secondo il report, si sta sempre più consolidando la food court nel canale centri commerciali (e non solo): ad oggi se ne possono contare circa 130, per un totale di 1.200 negozi he contribuiscono strategicamente a incrementare i footfall, le vendite e l’attrattività degli asset. Nelle moderne food court i ristoranti occupano ora meno metri quadrati rispetto al passato, anche se l'offerta è cresciuta in termini di numero di negozi, in particolare per i centri di medie e grandi dimensioni, mentre è diminuito solo nei piccoli centri commerciali. “La food court è un attrattore del centro commerciale e costituisce una motivazione di visita primaria in alcuni momenti della giornata. Le ristorazioni al tempo stesso sono anche un elemento che indirizza gli acquisti d’impulso e permette di ampliare la permanenza media all’interno della struttura. Per gli shopping mall che si presentano con un’offerta completa che comprende sia leisure che retail, la food court costituisce l’anello di congiunzione in grado di coinvolgere differenti target di clientela e soddisfare il cliente alla ricerca di un’esperienza piacevole e gratificante", ha affermato Maddalena Panu, head of retail & special projects.
High street, focus Savills sulla piazza di Milano.
Per quanto riguarda invece le high street, l'offerta è molto variegata e si distingue principalmente per il momento della giornata nel quale si usufruisce dei servizi. A Milano, ad esempio, l'offerta diurna è rivolta a impiegati,
studenti e turisti ed è localizzata principalmente nel centro città o nei business district, grazie a ristoranti che offrono un servizio rapido e a catene con prezzi convenienti. L’offerta serale è più frequente fuori dal centro cittadino e i format tipici sono più assortiti: ristoranti indipendenti, dinner show, piccoli marchi in franchising con prezzi medi più alti rispetto all’offerta diurna. Indipendentemente dalla tipologia, ciò che accomuna queste due tipologie è una disponibilità di spazi da locare prossima allo zero. "La città di Milano, consolidatasi come centro di rilevanza internazionale, si è trasformata in una destinazione di notevole richiamo non solo per le industrie della moda e del design, ma anche per il settore food; una metamorfosi recentemente amplificata dalle imminenti Olimpiadi invernali del 2026, programmate a Milano e Cortina. L'impulso economico generato da questo evento sta già determinando un'influenza globale nel comparto food & beverage, coinvolgendo non solo le zone centrali della città, ma anche gli ambiti residenziali, grazie sia ad aperture di new comers che al consolidamento di realtà già affermate nel settore", ha analizzato Francesca Cattagni, head of high street leasing.