Venerdì nero per ristorazione, commercio e turismo i cui lavoratori hanno indetto uno sciopero per il 22 dicembre, a pochi giorni dalle festività natalizie. Il motivo? Il mancato rinnovo dei contratti collettivi ormai scaduti da qualche anno e e l'indisponibilità delle controparti a rinnovarli. L'agitazione sindacale è stata sottoscritta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. In totale, sono 12 i contratti da rinnovare nei tre settori coinvolti dallo sciopero, per lo più scaduti dal 2018.
Suscettibili di incrociare le braccia ci sono circa 5 milioni di lavoratori. Per loro, i sindacati chiedono che nella trattativa di rinnovo del contratto collettivo di lavoro, per gli aumenti salariali si tenga conto dell’Ipca, ossia l'Indice dei prezzi al consumo armonizzato. Se applicato, questo indice porterebbe a 300 euro mensili di aumento nelle buste paga dei lavoratori. Le controparti, però, sono disposte a offrirne solo la metà. Come si legge in una nota diramata da Uil, l'obiettivo è quello di "sollecitare un avanzamento del confronto e denunciare lo stallo delle trattative". Due le richieste principali, quindi: riconoscere aumenti retributivi necessari a contrastare l’inflazione e non manomettere diritti acquisiti, come scatti di anzianità, quattordicesima e permessi retribuiti. Oltre a questi aspetti economici, inoltre, i lavoratori chiedono ai propri datori di lavoro una revisione degli orari, così da conciliare i turni in azienda con la propria vita privata.
Sulle difficoltà del rinnovo contrattuale per la ristorazione (il terzo più applicato in Italia con 600mila lavoratori coinvolti), su RM avevamo già scritto. A inizio novembre, Aigrim e Fipe avevano denunciato il blocco delle trattative sul rinnovo del contratto ributtando la palla al mittente, ossia i sindacati: "Abbiamo perso un’occasione", aveva commentato a caldo Cristian Biasoni, presidente Aigrim e vicepresidente Fipe. Le trattative, infatti, proseguivano ormai dal 31 dicembre 2021, giorno in cui è scaduto l'ultima versione del contratto negoziata a febbraio 2018 (e che aveva introdotto un aumento in busta paga di 100 euro circa a regime, il rafforzamento dell’assistenza sanitaria integrativa, la durata quadriennale e importanti innovazioni volte a recuperare la produttività). Ma nello stesso ginepraio di Aigrim e Fipe si trovano ora anche Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital. Tutte accusate dai sindacati di non voler introdurre modifiche contrattuali legate all'aumento dell'inflazione. Una rottura che "spero ci porti ad affrontare con grande senso di responsabilità i bisogni dei lavoratori e delle imprese", ha affermato in una recente intervista Aldo Cursano, vicepresidente nazionale vicario di Fipe a QN. D'altronde, i temi del lavoro e del personale rimangono ancora una spina nel fianco del fuoricasa che, nonostante la ripresa, non è ancora riuscito a ristabilire l'equilibrio pre-pandemia.
Tre le mobilitazioni attese in altrettante piazze per il 22 dicembre. A Roma confluiranno i delegati del Centro Italia con un corteo che da piazza Esquilino percorrerà via Cavour e dei Fori Imperiali fino a piazza Santi Apostoli dove alle 11.30 è previsto il comizio conclusivo. A Milano, il serpentone si snoderà da piazza Castello a piazza Sempione, dove è stato allestito un palco per le arringhe finali. Infine, a Napoli, punto di incontro in piazza Mattetotti per ascoltare i messaggi dal palco degli organizzatori della manifestazione. L'obiettivo è quello di puntare i riflettori sulle dinamiche del lavoro nell'ospitalità italiana a tutto tondo. A costo di perdere qualche ultimo acquisto di Natale.