Maggio ha fatto salire la voglia di birra, il cui consumo nel 2022 è cresciuto del 6% sull'anno precedente, secondo i dati raccolti da AssoBirra. Cresce anche la produzione (+3%), mentre l'export resta in linea con i valori del 2021. D'altro lato, il dato sull'import risulta in crescita del 10% a 7,8 milioni di hl. A penalizzare il comparto brassicolo nostrano, la questione delle accise che compromettono la competitività della produzione tricolore rispetto a quella estera, dove la pressione fiscale è fino a 4 volte minore.
Secondo i numeri dell'associazione di categoria, l’anno scorso, la produzione di birra ha raggiunto quota 18,4 milioni di ettolitri, superando il 2021 fermatosi a 17,8 mio/hl. Anche i consumi crescono, attestandosi a 22,3 milioni di ettolitri, in aumento di oltre un milione rispetto all’aggregato 2019. Da notare soprattutto, la capacità di ripresa del fuoricasa che rimbalza del 20,9% rispetto al 2021, ritornando a coprire il 35,8% dei consumi nazionali. In modo complementare, nel 2022 il peso delle vendite della grande distribuzione decresce del 4,7% (rimanendo comunque al 64,2%). Quanto all’export, la quota si attesta a un soffio dal record marcato nel 2021 (3,8 milioni di ettolitri contro i 3,9 dell’anno precedente), con consumi in crescita prevalentemente nel Regno Unito (48,2% dell’export complessivo), seguito da Stati Uniti (9,1%), Francia e Paesi Bassi (al 4,3% ciascuno), Albania (4,2%). Le importazioni continuano a crescere attestandosi a 7,8 milioni di ettolitri di birra importata, che superano anche il massimo raggiunto nel 2019, ovvero 7,4 mio/hl.
In virtù del contesto attuale, AssoBirra ritiene urgente prendere decisioni chiare sul versante fiscale. Le marginalità sono strutturalmente sotto pressione lungo tutta la filiera: dall'agricoltura, alla logistica e fino al ristorante bisogna tornare a investire sul proprio business, per generare ricchezza per il Paese. Il comparto birrario italiano, infatti, occupa quasi 120mila operatori in circa 850 aziende, crea un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro (equivalente allo 0,53% del PIL) e soprattutto - unica fra le bevande da pasto - versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. "L’attuale Governo ha iniziato la sua attività con delle sfide importanti per il nostro settore. Abbiamo avuto modo di apprezzare sempre l’atteggiamento costruttivo e pragmatico del Governo e della maggioranza. Come già anticipato negli scorsi mesi confermiamo, tuttavia, la preoccupazione per la produzione di birra in Italia, spesso in crescente svantaggio rispetto a quella estera, che gode in alcuni casi di un fattore competitivo importante. Inoltre, se non verranno stabilizzate le riduzioni per i piccoli birrifici sotto i 60.000 ettolitri, molte aziende entreranno in difficoltà. A nostro avviso, è quanto mai urgente continuare a promuovere il comparto brassicolo italiano utilizzando la leva fiscale come impulso agli investimenti, per stimolare e consentire alle aziende di innescare crescita e generare valore per il Paese", ha affermato Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra.
Un'altra sfida, di carattere più internazionale, è quella del warning label promosso dall'Irlanda che rischia di penalizzare le performance sui mercati stranieri della birra italiana che rappresenta uno stile di vita, cultura alimentare e abitudine di consumo incorenti con il provvedimento irlandese. Ad oggi, per esempio, l'Italia è il Paese con il minor consumo di alcol pro capite a livello europeo. "La leggerezza e il basso contenuto alcolico della birra sono coerenti e favoriscono la tendenza alla moderazione, che è storicamente una peculiarità degli italiani a tavola. I produttori di birra da decenni hanno promosso il consumo responsabile, agevolando di fatto i trend della moderazione con prodotti a basso tenore alcolico, di alta qualità manifatturiera, con elevate proprietà nutrizionali e legami profondi con stili e tradizioni territoriali", ha sottolineato Pratolongo. Un'evoluzione maturata negli ultimi 15 anni in cui la birra è diventata bevanda da pasto nonché vero e proprio simbolo di socialità, soprattutto in abbinamento al cibo non invasivo, intercettando i principali macro-trend della cultura gastronomica italiana: localismo, varietà e naturalità.
Strategico, infine, l'impegno in termini di sostenibilità. "Per quanto riguarda le azioni che imprese e addetti possono attuare nelle proprie strutture, lo sforzo è verso la neutralità carbonica: non solo programmi per la riduzione di Co2 operate dalle realtà ma un vero e proprio cambio sistemico dell’intero comparto industriale. Per la catena del valore, invece, continuiamo a far crescere il rapporto di partnership con i produttori di materie prime e, in ambito logistico, lavoriamo con Horeca e Gdo in ottica di ottimizzazione e di miglioramento della route to market. Quanto al packaging, è importante seguire con attenzione gli aggiornamenti europei e individuare una soluzione sostenibile e in linea con la natura del nostro segmento”, ha spiegato Federico Sannella, vicepresidente di AssoBirra. Tutto ciò senza dimenticare gli impegni sociali e di governance, fra consumi consapevoli, prodotti no-alcol, parità e inclusione di genere.