Nonostante tutto, il 2023 della birra è stato positivo secondo l'Annual Report di Assobirra: 17,4 milioni di ettolitri prodotti e 21,2 milioni consumati. Le sfide per il settore brassicolo, infatti, non sono mancate ma resilienza e capacità di adattamento al mercato sono state le caratteristiche base per consolidare il posizionamento della birra nelle preferenze dei consumi degli italiani.
Nel 2023, secondo il report annuale, si registra una flessione di produzione (-5,02%), consumi (-5,85%), export (-5,36%) e import (-7,5%) di birra, chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita. D'altronde, cambiamento climatico (con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prima), aumentato del costo dell’energia e spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo, si sono fatti sentire generando una riduzione del potere di acquisto a cui si è aggiunta la scure delle accise (componente del prezzo finale a scaffale, nei bar, ristoranti e pizzerie). Nei primi mesi del 2024, tuttavia, il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato e, qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa, le prospettive di lungo periodo tornerebbero positive, perché supportate dalla crescita della cultura birraria e dalla solida reputazione del prodotto brassicolo italiano, come testimoniato dalle ricerche e dai mercati. E se a questo si aggiungesse la tanto auspicata riduzione delle tassazioni sulla produzione (che al momento vale 700 milioni annui), allora si libererebbero risorse per nuovi investimenti (soprattutto in tecnologia) e lo sviluppo di un settore che occupa oltre 100mila operatori in oltre mille aziende e crea valore condiviso per 10,2 miliardi di euro.
Secondo i dati di AssoBirra, nel 2023 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando il 2021 (17,8 milioni di ettolitri). I consumi, seppur in calo rispetto al record del 2022 (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri nel 2023, facendo segnare un decremento del 5,85% ma mantenendo una quota che supera il massimo storico di consumo registrato fino all'anno scorso (21,2 milioni di ettolitri nel 2019) e che supera quella del 2021, delineando una crescita del 20,9% rispetto a dieci anni fa. L’import di birra ha registrato allo stesso modo una flessione del 7,55% rispetto all’anno precedente, pari a 600mila ettolitri, con 7,4 milioni di ettolitri a fronte dei circa 8 milioni del 2022. La Germania - che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana - rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%). Tra i paesi non comunitari, che assommano un dato globale del 2,2% dell'import, il maggior esportatore verso il nostro Paese è il Regno Unito, con quasi 95mila ettolitri su circa 135mila del totale non-UE. Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di ettolitri nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 dell’anno precedente). La distribuzione dell'export vede un calo della quota verso il Regno Unito (44,1% rispetto al 48,2% del 2022, pari a -250mila ettolitri nel 2022), ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia, con un dato in crescita del 57%. Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuoricasa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente (con consumi complessivi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri) bilanciando in parte l’ampia flessione di consumo domestico del canale Gdo.
"Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per il settore birrario. Dopo un decennio di crescita, la crisi innescata dalla contingenza pandemica e la ripresa nel 2022, i consumi si sono ridotti quest’anno di quasi sei punti percentuali. Per il futuro rimango positivo perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non è un fattore da sottovalutare, perché a monte delle libere scelte di consumo, a tavola e non, la birra è una scelta di piacere che consente di consumare quantità certe e moderate o nulle e, al contempo, di godere di un gusto rinfrescante e definito, frizzante e piacevolmente amaro, che valorizza per contrasto o assonanza i più diversi piatti e ingredienti e l’eterogenea ricchezza di sapori del patrimonio culinario italiano", ha commentato Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra.
Sostenibilità e transizione ecologica rimangono una priorità per AssoBirra, che incentiva pratiche produttive sostenibili e l'uso di tecnologie avanzate, promuovendo la gestione delle risorse idriche e la riduzione dell'impatto ambientale come obiettivi fondamentali per il settore. "Il processo di transizione ecologica attiene anche al primario, a quel settore agricolo che da tempo si impegna nell’ambito della ricerca nel campo delle materie prime e di un più sostenibile uso del territorio. Innovazione tecnologica e sviluppo, tuttavia, si nutrono soprattutto di investimenti economici, ed è qui che il ruolo del comparto di trasformazione è strategico, centrale, imprescindibile - ha affermato Federico Sannella, vicepresidente AssoBirra con delega a transizione ecologica e sostenibilità - Le soluzioni ad hoc potrebbero stare in un punto di congiunzione tra i due sistemi". Un incontro che potrebbe generare ulteriori sviluppi anche sul piano sociale: "Se vogliamo che il segmento divenga strategico per l'alimentare italiano, se puntiamo a una crescita concreta e misurabile occorre investire su una serie di elementi: sui marchi, sulla sostenibilità degli impianti, sull'efficienza, sulla produttività, sulla ricerca e l’impiego di competenze altamente qualificate e, infine, sui talenti ad alto valore aggiunto, da trattenere e valorizzare.", ha concluslo Sannella.