La catena di pasticceria americane California Bakery, nata nel 1996 e rilevata da Ten Group nel 2021, ha una seconda chance nel mercato food retail. E in attesa della ripresa dello sviluppo immobiliare, affina la proposta gastronomica fra classici e novità. Perché se a un milanese chidessi di indicarti il punto vendita più vicino, in pochi non saprebbero almeno un indirizzo di questo network molto amato in città.*
L'insegna, d'altronde, è un indirizzo iconico per chi cerca un’offerta ricca; innanzitutto, nelle porzioni. Come le fette di NY Cheesecake o di Red Velvet, per non parlare degli hamburger, dei bagel e degli avocado toast oppure delle combinazioni per il brunch. Tutto nello stesso menu, in perfetto American Style. Fin dal nome, la catena di caffetterie propone una customer experience precisa: "Il nostro motto è “Made with love”. Mangiare una torta da noi è un’emozione unica. C’è quel calore, quel senso di sentirsi a casa, quasi come si fosse davanti alla torta della nonna. Un dolce che magari mostra qualche piccola imperfezione ma restituisce la sua artigianalità", commenta Alessandro Fois, direttore operativo di California Bakery.
Proposta che rischiava di scomparire dopo le sfortunate vicende che hanno coinvolto la società di Marco D’Arrigo, che a sua volta aveva rilevato l’attività di pasticceria in corso Concordia a Milano di una signora americana. Tuttavia, la rapida espansione, che aveva portato California Bakery anche a Bergamo, e qualche cambio di assetto nella gestione non avevano portato bene al business. Tanto che nel 2020, il rischio era quello del fallimento. Eventualità evitata grazie all’intervento di Ten Group che ha acquisito il brand all’interno di una galassia che conta anche Ten Restaurant, Al Mare by Ten e Pasticceria Svizzera 1910. Una sinergia che ha trovato la sua migliore collocazione a Padova, dove "un’unica cucina si sdoppia a secondo della richiesta. Un primo test per capire eventuali soluzioni da adottare in futuro", afferma Fois. Attualmente sono 14 i punti vendita attivi, compresi quelli stagionali. "L’ultima apertura è avvenuta all’outlet di Serravalle; un mercato che vogliamo approfondire. Sebbene il core rimangano i centri urbani e universitari, anche le moderne shopping destination si adattano bene alla nostra offerta. Siamo in fase di valutazione per compiere ulteriori operazioni; magari anche al Sud, dove oggi non siamo presenti", racconta il direttore operativo. D’altronde, come ha dimostrato il caso di Milano, California Bakery è un marchio ad alto tasso di fedeltà. Operativo in delivery anche durante la pandemia, in contemporanea con le fasi più critiche del passaggio societario, il brand ora riparte dalle basi per ritagliarsi un nuovo spazio nel mercato.
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Con la nuova proprietà, infatti, sono cambiati i menu, pensati in chiave stagionale, healthy e quanto più possibile vegan per abbracciare tutti i profili di consumatore. "A livello di referenze, stiamo pensando anche a proposte più street e veloci, mentre daremo la possibilità a chi lo vuole di comprare il nostro pane da consumare a casa insieme a pancake e brownie", aggiunge Fois. In generale, l’idea è quella di coprire tutti i momenti di consumo della giornata, compresi quei “mezzi spazi” come la pausa caffè o la merenda. Un approccio che segmenta la domanda in base all’orario: se nel weekend sono le famiglie e le coppie giovani a frequentare i locali, con alcuni ritocchi California Bakery si è aperta anche alla clientela business del pranzo. Mentre riprende più lentamente la colazione, a favore di merenda (spesso dedicata a un pubblico ancor più giovane del solito) e aperitivo.
A sostenere l’offerta un centro di produzione, confezionamento e distribuzione che rifornisce sia i punti vendita che il canale eCommerce. Qui vengono preparate le basi gelo dei prodotti dolci e salati. In negozio vengono ultimati cottura e assemblaggi definitivi. Metodologia che consente un maggiore efficientamento delle tempistiche di servizio e mantiene elevato lo standard e il controllo sulla filiera, alleggerendo il lavoro sul punto vendita e aumentando le opportunità di formazione. "All’interno dei nostri team operativi valorizziamo le figure capaci di svolgere più mansioni, come un cuoco che sa uscire dalla cucina e servire al tavolo, oppure il cameriere che prende la comanda e gestisce il magazzino", conclude Fois.
*L'articolo è tratta dal Trimestrale 1-2023 di Ristorazione Moderna che potete trovare a questo link.