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Ristorazione, Fipe: "A rischio 30mila imprese e 130mila lavoratori"
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Instabilità e insicurezza tornano a caratterizzare il contesto della ristorazione che, secondo i dati Fipe diffusi durante l'ultima assemblea annuale del 10 novembre, rischia di perdere 30mila imprese e almeno 130mila posti di lavoro (che si aggiungono all'attuale emoraggia di occupati del settore nel post-pandemia). Da qui l'appello del presidente Lino Enrico Stoppani: "Il settore ha bisogno anche di misure che affrontino i nodi strutturali emersi durante la pandemia".
Lavoro, energia e liquidità: le priorità della ristorazione.
Nonostante le ottime performance estive (spinte anche da una bella stagione iniziata in anticipo e finita in ritardo rispetto al solito) e la ripresa dei flussi turistici incoming, i pubblici esercizi della Fipe si trovano ad affrontare nuove emergenze: inflazione e costi energetici. “Un settore come il nostro – sottolinea il presidente durate l'assemblea annuale - uscito dall’emergenza in gravissime condizioni, va sostenuto con provvedimenti emergenziali di rafforzamento e di estensione temporale dei crediti d’imposta sui costi energetici, la rateizzazione delle bollette e nuovi interventi di sostegno alla liquidità delle imprese, anche con gli strumenti di garanzia pubblica. Inoltre. va definito un Piano energetico nazionale che preveda la diversificazione delle fonti e dei fornitori", ha aggiunto Stoppani. La priorità da cui partire rimane comunque il lavoro. Sempre più necessarie sono le politiche attive in grado di riqualificare, innovare e investire sulle competenze - vecchie e nuove - e percorsi di orientamento per i giovani verso percorsi formativi e scolastici in grado di dare prospettive occupazionali, contrastando anche il dumping contrattuale che interessa il settore. Senza dimenticare il riordino delle norme che regolano il mercato, per dare corpo al principio “stesso mercato, stesse regole”. Infine, politiche di rigenerazione urbana che vedano i pubblici esercizi come una risorsa e non come un problema, valorizzando i dehors come parte di un nuovo progetto di spazio pubblico finalizzato a rendere le città più belle, più attrattive e più sicure.
I progetti degli associati Fipe.
Ma la politica non basta. Occorre una nuova consapevolezza anche da parte delle stesse imprese. Ed è quello che molte di esse stanno facendo ripensando i modelli di offerta e riorganizzando i processi anche all’insegna della sostenibilità, non solo per ottenere benefici economici nell’immediato, ma anche per una nuova sensibilità verso il contesto nel quale l’impresa opera. “È in momenti come questo - ha spiegato Stoppani - che diviene tanto più necessario intervenire sui processi, sulla logistica, sugli orari e i tempi di servizio, sulla organizzazione e gestione del personale, sulla determinazione dei prezzi, e sull’implementazione di nuovi servizi. Nessuno, se non noi stessi, possiamo risolvere il problema della bassa marginalità, che a sua volta nasce dalla difficoltà di associare il prezzo al valore dell’offerta impedendo di trasferire correttamente sui listini le dinamiche dei costi e le legittime aspettative di profitto”.