Durante la bella stagione, l’85% dei consumatori si è recato a mangiare fuori e il 56% ha frequentato locali o bar per la somministrazione di bevande. Questi i dati secondo l’analisi Italy On Premise Consumer Pulse di CGA by NIQ che hanno generato un totale di 25 miliardi di euro spesi da circa 37 milioni di vacanzieri italiani, secondo Coldiretti/Ixè. Con picchi di quasi 10 miliardi nella ristorazione intorno a Ferragosto, come segnalato da Fipe. Come dire: agli italiani toglietegli tutto ma non il fuoricasa. Ristoranti, bar, pizzerie e catene hanno raccolto il favore dei consumatori, tanto che il fuoricasa a luglio ha registrato un +7,8% rispetto allo stesso mese del 2022 e un +6% su luglio 2019 nettamente superiore alla crescita dei prezzi. Può durare?
Al rientro in città di sicuro le sfide per il food retail non sono mancate: calo del potere e della frequenza di acquisto, personale e volumi di traffico quelle più ricorrenti. Le stesse che richiedono un adattamento innovativo da parte delle insegne. Vetrina dei cambiamenti, lato prodotti e processi, sono gli espositori di HostMilano (circa 2.000) e in particolare i 26 vincitori del concorso Smart Label, che ha premiato prodotti con un elevato contenuto d’innovazione che segni il superamento di trend consolidati. Lato business model, le insegne delSalone Franchising (19-21 ottobre), un centinaio in fiera a Milano; molte dedicate alla ristorazione in affiliazione (che vale 3,2 miliardi di euro di fatturato secondo Assofranchising).
Dueappuntamenti cruciali per testare le capacità di spinta del settore. Secondo Confimprese-Jakalaa fine anno saranno 2.900 in più i punti vendita dedicati al commercio al dettaglio, molti dei quali legati alla ristorazione, meglio se nei centri commerciali (primo banco di prova, Merlata Bloom). Un ruolo che fino a poche settimane fa era a vantaggio dei centri città. Ora alle prese con i consumi alterni dei colletti bianchi e il primo vero autunno di smart working senza emergenza. Secondo una ricerca YouGov per Too Good to Go, 1 italiano su 2 ha ricominciato a preparare la “schiscetta” direttamente la sera prima, mentre prepara la cena. Un fenomeno che si associa anche a un minor consumo di pasti fuori: il 76% dichiara di preferire pasti casalinghi e di aver ridotto il numero di volte in cui si reca al ristorante o fa uso dei servizi di take away.
L’impressione, quindi, è che l’autunno dei consumi nel fuoricasa sia prima di tutto una questione di tempismo. Riuscire a cavalcare l’onda giusta è essenziale per rimanereun punto di riferimento per i clienti che cercano prodotti genuini, originali e gustosi. Senza per questo farsi sommergere dalla spirale dell’aumento dei prezzi.
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