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Uno scatto dalla presentazione del report Unionbirrai dal titolo "Birra artigianale, filiera e mercati"
Uno scatto dalla presentazione del report Unionbirrai dal titolo "Birra artigianale, filiera e mercati"
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La birra artigianale si prende sempre più spazio nel mercato italiano

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La birra artigianale si prende sempre più spazio sul mercato italiano. Non solo in termini di produzione ma anche di consumi, secondo il report di Unionbirrai. Nel 2022, le realtà che producono birra in Italia hanno raggiunto le 1.326 unità (per un totale di oltre 9.600 addetti diretti), in crescita del 104% rispetto al 2015. Per quanto riguarda le preferenze degli italiani, invece, il 41% è consumatore abituale di birra, il 12% della sola birra industriale e il 29% di birra industriale e artigianale. 

 

Vittorio Ferraris (Unionbirrai): "Birra premiata dai cambiamenti della cultura del bere". 

I dati appena citati provengono dal report Birra artigianale, filiera e mercati presentato dall'associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti il 27 giugno a Firenze. Realizzato a cura di OBIArt, Laboratorio del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università degli Studi di Firenze, lo studio fotografa il settore brassicolo artigianale tricolore su dati 2022. In sostanza, si tratta di una dettagliata panoramica delle attuali condizioni di salute del comparto in cui si sottolinea come l’Italia si collochi al sesto posto a livello europeo (dopo Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Olanda) per numero di birrifici e al nono per volume di produzione con 17,6 milioni di ettolitri prodotti nel 2021. "La birra cresce nelle preferenze degli italiani e la birra artigianale lo fa ancora di più. I motivi possono essere diversi e anche un cambio di cultura del bere è tra questi. Sempre maggiore attenzione alle materie prime, innovazione tecnologica, marketing intelligente e capacità di intercettare i gusti dei consumatori sono i principali motivi per cui il comparto della birra artigianale si fa largo sul mercato", ha spiegato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai. 

Differenziazione delle etichette e visita in birrificio, i trend.

Un trend che vale doppio se si pensa al contesto macroeconomico degli ultimi tre anni, fra Covid e conflitto in Ucraina, in cui il costo delle materie prime e dei beni energetici è schizzato alle stelle. Situazione a cui i birrifici artigianali indipendenti hanno saputo far fronte con risolutezza: "Si è combattuto per rimanere sul mercato aumentando la dose di creatività e innovazione, per trovare soluzioni alle difficoltà e continuare ad essere una presenza forte nei consumi degli italiani. Dopo praticamente un anno dalla fine delle restrizioni il comparto è tornato ai livelli precedenti, addirittura superandoli. Questa reazione, straordinariamente flessibile e determinata, è quella che mi consente di essere orgoglioso del nostro passato e di guardare con fiducia ai prossimi anni", ha aggiunto Ferraris. In particolare, è sulla differenziazione della proposta che i birrifici artigianali hanno puntato per farsi notare dai clienti: nelle 130 imprese esaminate la produzione totale realizzata nel 2022 alimenta 1.162 diverse etichette permanentemente inserite in listino e 716 etichette non stabilmente presenti ed associate a particolari produzioni stagionali o per altri motivi non continue. ! livello di media campionaria, ciò significa che ogni birrificio ha un portfolio con 7-10 linee di prodotto diverse. Allo stesso tempo l’indagine ha sottolineato come i birrifici artigianali, oltre che nella produzione e vendita della birra, abbiano articolato la loro occupazione in una variegata serie di attività di accoglienza del cliente: in oltre due terzi dei birrifici i clienti, oltre che acquistare i prodotti, possono anche visitare gli impianti, nel 46% dei casi è presente una tap room, mentre nel 24,6% l’ospitalità è organizzata nei termini di brew pub e nel 32% con somministrazione di alimenti.

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