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La decisione finale, dopo i negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea è attesa per il 2028
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Meat sounding, l'Europarlamento dice "no" al burger vegetale

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- Meat sounding Unione Europea - Plant based denominazione - Burger vegetale nome

Sul meat sounding ed espressioni come "hamburger vegetali" o "salsicce di soia", l'Unione Europea fa marcia indietro e ne vieta l'utilizzo. Con 532 voti favorevoli, 78 contrari e 25 astenuti il Parlamento europeo ha approvato un emendamento volto a regolamentare l'abbinamento commerciale di appellativi di origine animale per promuovere prodotti a base vegetale. Per quest'ultimi, quindi, è necessario trovare un nuovo nome. 

 

La querelle europea e il giro di vite sugli appellativi. 

La votazione sul regolamento Ocm (Organizzazione comune mercati), avvenuta l'8 ottobre, di fatto sovverte la linea finora tenuta dall'Europa. Nel 2020, ci fu un primo tentativo di vietare il meat sounding (allora denominato "veg burger ban") durante la revisione della Pac, poi respinto dall’aula di Strasburgo. Da allora, la Commissione Europea aveva introdotto una impostazione che prevede la riserva di alcune denominazioni specifiche ai prodotti di carne (come "pollo", "manzo", "prosciutto" o "bacon" per un totale di 29 termini) mentre non include sostantivi generici o descrittivi. Con il rinnovo del Parlamento Europeo e quello del "governo" comunitario, questa posizione si è modificata in senso più restrittivo. Prima del voto in aula, infatti, era arrivata la decisione della Commissione Agricoltura che, con 33 voti favorevoli, 10 contrari e 5 astenuti, aveva promosso l'attuale testo. La relatrice è Céline Imart (eurodeputata francese del Ppe) per cui "una bistecca, una scaloppina o una salsiccia provengono dai nostri allevamenti, punto. Non da laboratori o da ingredienti vegetali". L'obiettivo? Rafforzare la tutela dei consumatori prevenendo la confusione riguardo alla composizione degli alimenti. 

Il precedente del 2024 che permetteva l'uso di nomi descrittivi. 

La decisione del Parlamento Europeo va in contrasto anche con una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. A ottobre dello scorso anno l'organo comunitario aveva affermato che, "qualora non abbia adottato delle denominazioni legali (e quindi non vi siano denominazioni specifiche protette per legge, ndr), uno Stato membro non può impedire, mediante un divieto generale e astratto, ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere, mediante l’utilizzo di denominazioni usuali o di denominazioni descrittive, l’obbligo di indicare la denominazione di tali alimenti". Insomma, nessuna fuga in avanti in solitaria; come peraltro paventato dall'Italia. Nel nostro Paese, il divieto all’uso di meat sounding è stato introdotto con la legge contro la carne coltivata nel 2023, ma di fatto non è mai diventato operativo, in assenza di un decreto attuativo.

Confusione o chiarezza? I consumatori hanno già deciso. 

Fine di ogni speranza per il mondo plant based? Non proprio. Il dossier presentato a Strasburgo passa ora al tavolo negoziale tra Parlamento, Consiglio e Commissione (i cosiddetti "triloghi) che dovrà approvare la versione definitiva del testo e stabilire tempi e modalità di applicazione. Un primo risultato è atteso non prima del 2028. Nell'attesa, il rischio è che questo tentativo di chiarificazione e tutela del consumatore si trasformi in un boomerang ingenerando confusione fra quanti, ormai, sono abituati a comprare e consumare prodotti plant-based. Come dimostrato da diverse richerche sul tema (e dal successo di questi prodotti capaci di ritagliarsi una nicchia sempre più consistente di entusiasti), infatti, il meat sounding è più una questione semantica di etichettatura piuttosto che una minaccia per il consumatore che "legge" termini familiari come salsiccia e burger in quanto indicazioni di consistenza e utilizzo. 

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