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La filiera dell'Horeca alle prese con nuove sfide di sostenibilità
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Sugar tax, imballaggi, Made in Italy: si agita la filiera Horeca

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- Fipe Horeca ristorazione - Assobibe bevande analcoliche - Regole imballaggi alimentari

Negli ultimi giorni, una serie di decisioni nazionali (fra cui la legge di Bilancio in approvazione) ed europee stanno scuotendo il mondo Horeca. Si va dal rinvio della sugar tax per i produttori di bevande analcoliche, agli esiti delle audizioni sul disegno di legge Made in Italy in commissione alla Camera passando per l'approvazione del testo europeo sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio. Decisioni e confronti che investono tutta la filiera del fuoricasa e, seppur con nobili intenti, rischiano di mettere in diffcoltà le aziende che la animano. 

 

Made in Italy, Fipe: poca attenzione al connubio turismo e ristorazione. 

Iniziamo con il ddl Made in Italy. Approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 31 maggio, la norma "reca disposizioni organiche per valorizzare e promuovere le produzioni di eccellenza e bellezze storico artistiche e le radici culturali nazionali come fattori da preservare e trasmettere per la crescita dell’economia del Paese", si legge sul sito del Mimit. Detto diversamente, il provvedimento prevede una serie di misure e iniziative volte a incentivare il sistema imprenditoriale di eccellenza italiana con l’obiettivo di dotare il Made in Italy di nuove risorse, nuove competenze e nuove tutele. Sono inoltre previste azioni per migliorare e allargare la rete tra i principali attori della promozione e tutela delle eccellenze e sono inserite norme per inaspire la lotta alla contraffazione. Nasce anche il Fondo strategico nazionale del Made in Italy, con una dotazione iniziale di 1 miliardo e l’obiettivo di stimolare la crescita e il consolidamento delle filiere strategiche nazionali (come l'Horeca) anche per la fase dell’approvvigionamento delle materie prime critiche. Misure che, nel corso della X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati ha ricevuto il plauso e i rilievi di Fipe: "Abbiamo particolarmente apprezzato la volontà del legislatore di proporre una visione d’insieme degli interventi per la valorizzazione del Made in Italy, tema sul quale è necessaria un’azione di sistema che metta in relazione tutti gli asset su cui si fonda questo immenso patrimonio produttivo - ha affermato Roberto Calugi, direttore di Fipe - Il disegno di legge, tuttavia, non riserva adeguata attenzione alla filiera del turismo e al ruolo che la ristorazione svolge al suo interno. Parliamo di un comparto, quest’ultimo, che attrae 22 miliardi di euro di spesa dei turisti, di cui 10 miliardi provengono dagli stranieri e che con 43,5 miliardi di euro è il primo settore per valore aggiunto della filiera agroalimentare". 

Roberto Calugi (Fipe): "Rilanciare il progetto Ospitalità italiana".

Più nel dettaglio, la federazione ritiene opportuna la modifica dell'articolo del disegno di legge che disciplina la certificazione distintiva di "ristorante italiano nel mondo", che rischi adi derubricare la ristorazione a semplice terminale delle produzioni agroalimentari nazionali. "A nostro avviso - ha proseguito Calugi - andrebbe enfatizzato il ruolo degli imprenditori che credono nella cucina italiana e che, grazie alle loro conoscenze e capacità, ogni giorno valorizzano l’Italia nel mondo. Sotto questo profilo, andrebbe ripreso e rilanciato il disciplinare che ha ispirato il progetto Ospitalità italiana promosso da Unioncamere con il contributo delle principali associazioni di categoria, anche per dare continuità alle migliaia di imprese che vi hanno aderito". Magari mettendo sul piatto un piano di investimenti che favorisca  la transizione digitale delle aziende, l’ammodernamento degli impianti di produzione per un maggiore efficientamento energetico, lo sviluppo delle competenze e del capitale umano, l’implementazione di piattaforme logistiche per una migliore integrazione tra ristorazione e agricoltura di qualità. 

Sugar tax, ennesimo rinvio e Assobibe lancia l'allarme.

Passando dalla ristorazione al beverage, invece, a parlare è Assobibe, che rappresenta i produttori di bevande analcoliche. Il tema: il posticipo della sugar tax (ideata dal Governo Conte nel 2019 per scoraggiare i consumi di bevande zuccherate) a luglio 2024. Un rinvio contenuto nella bozza della Legge di Bilancio che, in un momento difficile per il mercato dei consumi (penalizzato dall'inflazione e dal calo di potere di acquisto), alimenta ulteriori incertezze e rischia di ripercuoters su tutta la catena del valore. "Il mercato dei soft drink in Italia vale 5 miliardi di euro, con un’importante presenza nel canale Horeca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la filiera, un lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti, 3 a monte e 11 a valle. Gli anelli di questa filiera sono connessi e devono affrontare insieme, uniti, le criticità che possono generare conseguenze disastrose per tutta la catena del valore. Coerentemente con quanto fatto sinora, confidiamo in una politica congrua e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo", ha dichiarato David Debiankov, direttore generale Assobibe durante l'evento Gli stati generali della filiera Horeca tenutosi il 24 ottobre presso la Camera dei Deputati. Il comparto, infatti, si trova a operare in uno scenario complesso: il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, come dimostrano i dati non positivi dell’ultima stagione estiva, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022. "In questo contesto, l’entrata in vigore della sugar tax, se fosse confermata a luglio 2024, produrrebbe effetti a cascata su tutta la filiera di cui facciamo parte, a partire da un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, una riduzione degli acquisti di materie prime di 400 milioni di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio - ha aggiunto Dabiankov - Serve un intervento su tutto il 2024 perché lo slittamento di sei mesi rappresenta una boccata d’ossigeno ma non risolve il problema". 

Rifiuti da imballaggio, primi passi in Europa ma la filiera Horeca non ci sta.

Infine, il tema imballaggi. Con 56 voti favorevoli, 23 contrari e 5 astenuti, la commissione Ambiente dell'Europarlamento ha approvato il rapporto sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio. La discussione del testo avverrà a novembre, ma tanto è bastato per scatenare degli effetti sulla filiera Horeca. Dal food delivery all'ortofrutta, dalle bibite al vino tutte le merceologie sono coinvolte. L'obiettivo, infatti, non è solo quello di stabilire i requisiti per l’intero ciclo di vita dell’imballaggio, dalle materie prime allo smaltimento finale, ma anche stabilire le caratteristiche e le modalità di utilizzo degli imballaggi. Si va, dunque, dal possibile bando all'uso di sostanze come Pfas e nisfenolo A per gli imballaggi a contatto con alimenti, alla possibilità data al cliente di utilizzare il proprio contenitore.

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