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Roberto Zoia, presidente del Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali)
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L'estate di ... Cncc, Zoia: "Nonostante le incertezze, i centri commerciali sono tornati in salute"

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- Cncc centri commerciali - Cncc Roberto Zoia

Dopo il colpo del Covid e la ripresa dei consumi fuori casa, il mondo dei centri commerciali sembra tornato "in bolla". Dall’inizio dell’anno le performance degli shopping center, in termini sia di ingressi che di fatturati, hanno registrato un progressivo miglioramento e si stanno avvicinando ai livelli pre-pandemia. L’aumento delle affluenze e la costante crescita dello scontrino medio (+16% per visitatore rispetto al 2019) sono "segnali estremamente incoraggianti sia per l’andamento dei mesi estivi, che dovrebbero confermare questo trend positivo ormai consolidato, sia per l’intero 2022, nonostante le numerose incertezze economiche e politiche che inevitabilmente pesano sul nostro settore, come su tanti altri", ha affermato Roberto Zoia, presidente del Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) intervistato da Ristorazione Moderna.

L'intervista a Roberto Zoia (Cncc).

A Mapic Italy e alla Summer Conference è parso chiaro che gli investimenti siano ripresi. Che caratteristiche hanno i nuovi progetti e che spazio c'è per la ristorazione?

Negli ultimi anni il format di centro commerciale ha subito una naturale e inevitabile trasformazione, guidata dalla profonda comprensione dei nuovi bisogni della clientela, e l’anticipazione di quelli futuri, oltre alle contemporanee richieste del mercato. I progetti di rinnovamento delle strutture meno recenti e quelli di sviluppo di nuovi centri seguono i principi della transizione ecologica, in termini di biodiversità, efficienza energetica, adozione dell’economia circolare e mobilità sostenibile. Particolare rilievo viene inoltre dato al ruolo sociale delle strutture, che attraverso iniziative pensate ad hoc per i bacini di riferimento di cui i singoli centri fanno parte, cercano di diventare veri e propri luoghi di destinazione e riferimento per le persone. Infine, un altro aspetto fondamentale per il nostro settore è la transizione digitale, che ci permette ad oggi di avere una comunicazione migliore e più diretta con i nostri clienti. In questo scenario, la ristorazione viene considerata ancora un volano importante per i centri commerciali. Pur nella difficoltà della ripresa post pandemia il food è in grado di incontrare le esigenze dei clienti grazie all’importante percorso di cambiamento intrapreso.

Con la riapertura di tutti i servizi, riprende la corsa del tandem shopping-food-leisure. Come cambiano i format e le food court?

I centri commerciali italiani hanno ripreso a fare eventi a partire da maggio e, nonostante il leisure non sia ancora tornato a pieno regime, con il cinema che sta registrando una ripresa più lenta rispetto ad altri settori, abbiamo registrato un aumento dell’affluenza nelle nostre strutture e, di conseguenza, un miglioramento anche dell’attività di ristoranti e bar. Rispetto al passato, posso affermare che il cliente ricerca un’iperspecializzazione nel food, come in altri comparti, e apprezza ancora molto la ristorazione servita. A pesare tutt’ora sull’andamento del settore è tuttavia l’adozione del cosiddetto hybrid working da parte di molte aziende, che prevedono la presenza in sede dei propri dipendenti solo alcuni giorni a settimana.

Il settore immobiliare è sempre più green. L'attenzione ai parametri Esg può diventare una leva per attrarre nuovi clienti?

Nel corso degli ultimi anni le nostre strutture hanno intrapreso un percorso etico-valoriale nell’ambito Esg che, successivamente allo scoppio della pandemia, ha subito un’incredibile accelerazione. I motivi principali che hanno guidato questo cambiamento, orientando le scelte di business verso scelte sempre più responsabili, sono stati sia l’attenzione dei clienti alle tematiche legate alla sostenibilità, all’inclusività e all’economia circolare, sia la necessità delle strutture di attuare misure che permettessero di tagliare i consumi energetici, e di conseguenza le spese, rimanendo quindi attrattivi dal punto di vista degli investitori. Come Cncc, con l’obiettivo di migliorare la condotta di un’intera industria nell’ambito Esg, e di dare prova tangibile dei risultati ottenuti, abbiamo deciso di impegnarci in prima persona e di lanciare, un anno fa, il primo Manifesto per la Sostenibilità, iniziativa con cui miriamo a perseguire 8 dei 17 Sustainable Development Goals (Sdg) definiti dalle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. La strada è ancora lunga, ma siamo convinti che questo nostro approccio possa realmente fare la differenza.

Prima del Covid si parlava di una possibile Retail Apoclypse causata dalla concorrenza con il digitale e il commercio online. Ora come sta il settore immobiliare commerciale e che integrazioni ci sono state con il digitale?

Il Covid, in generale, è stato un acceleratore delle tendenze che erano in atto prima della pandemia e che, con ogni probabilità, si sarebbero sviluppate in tempi più lunghi. Nel corso degli ultimi anni si temeva che il format di centro commerciale non fosse più appealing per la clientela, sempre più digital e orientata agli acquisti online. Tuttavia abbiamo avuto la riprova che le persone, sebbene orientate verso soluzioni più smart, non vogliano fare a meno dell’esperienza fisica. Una volta compresa questa necessità abbiamo orientato il nostro business verso lo sviluppo di soluzioni sempre più ominichannel, con un’offerta mista digitale e fisica, molto apprezzata dalla clientela. Nella ristorazione, c’è stato il boom del delivery ad esempio, ma le persone ora che ne hanno la possibilità escono di più e frequentano più spesso i ristoranti. Ne è la dimostrazione il fatto che una società come Gorillas abbia scelto di lasciare l’Italia perché non è riuscita a raggiungere i risultati sperati.

Quanto conta la presenza straniera nelle shopping destination italiane? E che prospettive per l'estate?

Quest’anno c’è stato un ritorno significativo di turisti in Italia dopo gli anni più duri del Covid e questo ha inevitabilmente avuto un impatto positivo anche sulla nostra attività. Sono certo che soprattutto nei mesi estivi, nelle strutture che si trovano in località di villeggiatura, registreremo un miglioramento anche grazie alla presenza straniera, che tende a frequentare spesso i nostri centri.

Il potere di acquisto delle famiglie, causa inflazione e caro energia, è messo in difficoltà. Come si immagina la ripresa autunnale?

Le varie ondate del Covid-19 che si sono succedute negli ultimi due anni e mezzo, la preoccupazione legata alla guerra, all’inflazione, all’incremento dei tassi di interesse sono tutti fattori che destano tanta preoccupazione generale. Per questo motivo preferisco non parlare di una vera e propria ripresa autunnale, quanto piuttosto di un proseguimento delle buone performance registrate nei primi sei mesi dell’anno, che dovrebbero permetterci di recuperare entro la fine del 2022 i risultati del 2019.

       
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