Nel 2022, gli investimenti nell'innovazione agroalimentare italiana hanno raggiunto quota 156,155 milioni. Questo il dato che emerge dal report Investimenti nell’agrifood-tech in Italia 2022 pubblicato da TheFoodCons, società italiana di consulenza per l'agroalimentare. Un'indagine che ha visto la collaborazione di xFarm Technologies, 3Bee, Elaisian, Forward Fooding, Over Ventures ed Edible Planet Ventures. In evidenza, i numeri relativi alla ristorazione: il comparto Food Retail che ha assorbito il 3,2% degli investimenti (5,06 milioni di euro) e il Restaurant-Tech che ha goduto di 18,35 milioni (l'11,8% del totale).
“Questo report ci dà due interessanti chiavi di lettura per il foodtech italiano - ha dichiarato Antonio Iannone di TheFoodCons - Da un lato, abbiamo gli investimenti che, seppur in misura infinitesimamente minore, seguono quelli che sono i trend globali, ovvero i nuovi modelli di consumo e le tecnologie in campo agricolo, seppur con la nota dolente riferita alla quasi totale assenza di investimenti in proteine alternative. Dall’altro, conferma la scarsa attitudine al rischio e l’assenza di fiducia tipicamente italici, con uno sbilancio incredibile degli investimenti in startup late stage rispetto a progetti early stage”. Secondo il report, infatti, l'entità delle operazioni di investimento nel 2022 è stata la seguente:
- Series C (42 milioni - 26,9%)
- Series B (29,8 milioni - 19,1%)
- Series A (58,08 milioni - 37,2%)
- Seed (10,9 milioni - 7,0%)
- Pre-Seed (3,155 milioni - 2,0%)
- Crowdfunding (12,2 milioni - 7,8%)
“Il fatto che la quantità di investimenti attratti dalle startup italiane è pari allo 0,3% del capitale totale investito in startup agrifood-tech, segnala da un lato un drammatico ritardo nella capacità del Paese di tenere il passo con l'innovazione, ma per il rovescio della medaglia indica anche enormi margini di crescita. La nostra associazione, Agrifood-tech Italia, è nata anche per supportare questo”, ha aggiunto Peter Kruger, presidente di Agrifood-Tech Italia.
Insomma, l'Italia è in ritardo rispetto al mercato europeo e globale. "Innovazione, per antonomasia, vuol dire anche rischiare, investire e aiutare a far crescere le giovani startup trattandole come tali e non come Pmi. Il valore degli investimenti medi deve essere competitivo con il resto dell’Europa ed è essenziale che le aziende lavorino trasversalmente per ottenere un approccio più agile e collaborativo, affinché si possa creare un ecosistema forte e resiliente. In tale contesto certamente non aiutano le politiche e i gruppi d’interesse che, anziché abbracciare il progresso e vederlo come un'opportunità di crescita, sembrano temerlo. L’Italia, da sempre regina del food, rischia di perdere la partita pur avendo le carte in regola per vincerla", ha spiegato Sharon Cittone, fondatrice e ceo di Edible Planet Ventures. Ma qualcosa si sta muovendo: "L'Italia sta recuperando terreno. Alcune aziende all'avanguardia come XFarm, Cortilia, Deliveristo, Everli o Babaco stanno aprendo la strada ad altre storie di successo , mentre le multinazionali F&B sono sempre più proattive nell'abbracciare l'innovazione AgriFoodTech", ha sottolineato Max Leveau, cofondatore di Forward Fooding. In totale, sono stati oltre 26 i round di equity crowdfunding registrati nel 2022.
In generale, il report pubblicato da TheFoodCons certifica la dinamicità dell'agrifood-tech in Italia. "Fino a qualche anno fa l'agritech era considerato un settore di nicchia ma oggi iniziamo finalmente a vedere i risultati di quelle aziende resilienti che hanno superato il periodo di pandemia affermandosi come leader di settore, passando da startup a scaleup", ha dichiarato Niccolò Calandri, cofondatore e ceo di 3Bee. "I dati di crescita dell'ecosistema foodtech italiano sono sicuramente incoraggianti. Se pensiamo che in Europa, nel 2021, è stata quasi toccata la quota dei 10 miliardi di euro di investimenti in questo spazio, continua tuttavia dal mio punto di vista essere un forte segnale d'allarme il fatto che l'Italia ne rappresenti solamente 150 milioni. Siamo un Paese del G8, in cui da sempre abbiamo tra i nostri principali punti di forza quello del food e veniamo superati da Paesi quali la Norvegia, la Danimarca, la Repubblica Ceca, la Finlandia e l'Estonia. L'opportunità è enorme, in ogni parte del mondo ci si sta scommettendo ed il rischio è di lasciarsi come sempre anticipare dagli altri Paesi, in un settore dove invece a mio avviso non dovremmo essere secondi a nessuno", ha sottolineato Ivan Aimo, cofondatore e ceo di Deliveristo.
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