Con un dicembre stagnante a livello di consumi, come rilevato dall'Osservatorio Confimprese-Jakala, si chiude un 2024 piatto anche nella ristorazione. Nel progressivo annuo, gennaio-dicembre 2024, il fuoricasa ha fatto segnare un +1,2% a valore rispetto allo stesso periodo del 2023. Mentre a dicembre la crescita è stata del +1,6%, frutto, però, più di un effetto inflattivo dei prezzi (intorno +2,9% in dicembre su base annua) piuttosto che un boom dovuto al periodo festivo.
Più in generale, l'analisi dell'associazione di categoria segnala che, dopo la fiammata dei mesi di settembre e ottobre (+4,0% nel bimestre) e il Black Friday, i consumi del mese di dicembre tornano piatti al +1,2% a valore e si riallineano al trend debole dell’anno. A ciò si aggiunge l’attenzione dei consumatori al portafoglio, alla ricerca di sconti e convenienza; come dimostra anche la performance del primo weekend di saldi invernali (4-6 gennaio) chiusa a +8,8% a valore rispetto all'anno precedente. Detto ciò, è evidente che saldi e promozioni non sono sufficienti a risollevare l'andamento dei consumi su cui grava il contesto macroeconomico internazionale, a sua volta appeso alle numerose tensioni geopolitiche e al cambio di presidenza statunitense. La preoccupazione, quindi, è quella di un ulteriore periodo di stagnazione, caratterizzato da modeste variazioni di reddito e senza una reale crescita economica che fa partire l'allarme sui consumi.
A livello di merceologie, detto della ristorazione, si segnala la tenuta di abbigliamento e accessori (+1,2% a dicembre) - nota positiva dopo anni complessi - e la più debole performance di altro retail, che si assesta a un +0,7%. Percentuali che si confermano anche nel progressivo annuo con abbigliamento e accessori a +1,2% e altro retail in calo a -1,2%. Questo fa sì che, a livello generale, si registri una crescita a valore pari solo al +0,6% per tutti i consumi analizzati dal report Confimprese-Jakala. Su 12 mesi 7 hanno performato sopra lo zero, ma di poco, soprattutto nel I semestre con febbraio a +0,7% e marzo a +3,9% per effetto del calendario, non sufficienti per risollevare il dato generale. Nel II semestre non sorprende che luglio a -1,8% e agosto a +0,9% abbiano avuto risultati poco soddisfacenti, in quanto legati alla capacità di risparmio degli italiani e al posticipo delle vacanze nel mese di settembre, meno costoso per il portafoglio. Il bimestre settembre a +4,4% e ottobre a +3,5% ha registrato un aumento che ha fatto sperare in una chiusura d’anno positiva. Ma novembre a +1,5%, nonostante il Black friday, ha frenato la corsa agli acquisti e dicembre, notoriamente il mese più importante dell’anno per i consumi, non ha dato i risultati sperati.
Nei canali di vendita, a dicembre, i consumatori hanno premiato i centri commerciali (+2,4%) a scapito delle vie dello shopping (-2%). Nella media la prossimità (+1,3%). Calo invece nel travel (-1,6%) dovuto all'impennata dei prezzi nel mese di dicembre e nel periodo natalizio, dato che induce ad aspettare i mesi di inizio anno decisamente più convenienti. A livello territoriale, bene l'Umbria a +5,3%, male la Campania a -2,4%. Nelle città di provincia, Udine la migliore a +4,6%, Mantova fanalino di coda a -4,3%. Allargando lo sguardo al progressivo annuo, i centri commerciali sono di poco sopra la parità (+1%), le high street in calo (-0,3%) e i negozi di prossimità statici (+0,6%).