Secondo un calcolo su dati Caf Acli de Il Sole 24 Ore, la mancia detassata al 5% vale in media 943 euro annui per ciascun lavoratore del settore turistico. Lo studio, rilanciato dal ministero del Turismo, posiziona la Lombardia come regione più generosa (1.569 euro di mance all'anno per lavoratore). In generale, sono 60mila i lavoratori stimati aver beneficiato di questo bonus.
Si tratta del 3,3% del totale degli addetti nei servizi di ristorazione e alloggio che hanno usufruito di una norma intordotta con la Legge di Bilancio 2023. "Purtroppo, ancora pochi la applicano. Grazie alla nuova normativa - ha aggiunto la titolare del Mitur - ora c’è una tassazione del 5%. Eravamo l’unica nazione in cui le mance erano tassate come il reddito da lavoro. Questo cambiamento riflette lo spirito del merito: chi fa bene il proprio lavoro merita una gratificazione che riconosca il suo impegno e la qualità del servizio offerto", ha commentato il ministro del Turismo, Daniela Santanchè. L'esponente del Governo ha poi puntato il dito contro l'articolo 146 dell'attuale Ccnl, rinnovato da poco e che "vieterebbe la percezione delle mance e questo non aiuterebbe la misura. Approfittiamo di questo studio, che ne evidenzia i benefici, per richiedere una revisione di tale articolo e tutelare quindi ulteriormente i lavoratori del settore".
Ma come funziona l'imposta agevolata? Si tratta di un'aliquota del 5% sostitutiva dell'Irpef per le mance incassate dai lavoratori di turismo, bar e ristoranti. Possono accedere all'imposta ridotta i lavoratori con reddito da lavoro dipendente entro i 50mila euro. La stessa imposta può essere applicata a un massimo del 25% del reddito annuo percepito per le prestazioni di lavoro nel settore turistico-alberghiero e della ristorazione. Inoltre, la norma prevede l'alleggerimento degli oneri in capo ai datori di lavoro, in particolare quelli contributivi: a differenza dei redditi da lavoro dipendente “ordinari”, tali liberalità sono escluse dalla retribuzione imponibile ai fini del calcolo dei contributi di previdenza e assistenza sociale e dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e non sono computate ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto.
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