Nei 25 distretti in cui è stata divisa Milano dal F&B retail market report di Engel & Völkers, su 5.538 esercizi commerciali il 34% appartiene al fuoricasa. Un valore che conferma, da un lato, una buona tenuta del settore, se rapportato ai dati raccolti nel 2023, e dall'altro certifica come il capoluogo lombardo sia a tutti gli effetti la capitale del food retail italiano. Novità di questa edizione dello studio è l'analisi delle caratteristiche socio-economiche delle aree considerate.
Arrivato alla sua quarte edizione e realizzato in collaborazione con Ubri (Unione brand della ristorazione italiana), il report intitolato Food & The City 2024 della società immobiliare si sviluppa in un'analisi lenticolare del mercato meneghino che fa emergere valori economici, offerta merceologica, tipologia di servizio e di brand presenti, livello di vacancy e presenza di dehors di alcune delle vie e piazze più frequentate (quasi 200 in tutto). Tra i distretti in cui si registra una maggiore incidenza del numero di esercizi F&B rispetto al totale dei negozi, spiccano ancora una volta Arco Sempione, che conferma la sua fortissima attrattività soprattutto serale, con il 59% di esercizi F&B sul totale dei negozi e la zona dei Navigli con un 50%. Nolo, invece, si mostra ad oggi come un distretto ancora "acerbo", presidiato per il 97% da attività a marchio indipendente ma che sta entrando nel mirino delle principali catene del food, date le sue grandi potenzialità. Complessivamente, nei 25 distretti, il 78% delle attività è indipendente e il 15% appartiene a catene di brand e solo il 7% fa parte di gruppi F&B.
Per quanto riguarda le tipologie merceologiche, caffetterie e ristoranti con cucina tipica italiana sono le più diffuse. A seguire, ristoranti di cucina etnica, wine&cocktail bar e pizzerie. Molti di questi hanno ormai un dehors, a testimonianza che lo spazio esterno è sempre più apprezzato e desiderato dal cliente e ritenuto un fattore importante anche per gli utilizzatori. Nei 25 distretti considerati, difatti, il 59% delle attività F&B si è dotata di spazi esterni, con un numero di posti a sedere all'aria apetta stimato che supera i 25mila. Tra i distretti analizzati La Foppa XXV Aprile, Statale e Duomo sono le zone in cui si rileva la più alta concentrazione di dehors.
In questi primi mesi del 2024, dopo la costante crescita degli ultimi anni, si sta assistendo a una stabilizzazione dei canoni di locazione in molti dei distretti milanesi analizzati. In distretti come Duomo o Porta Nuova i canoni di locazione arrivano a toccare anche punte di 2.500-3.000 euro/mq/anno e salgono a 3.500 nel distretto di Liberty San Babila. Non sorprende, dunque, che seppur contenuto rispetto ad altre città italiane, a Milano si registra un indice di vacancy in lieve aumento rispetto alla precedente rilevazione. "Anche in questa quarta edizione, il Retail Food & Beverage si dimostra, in un contesto comunque sfidante, resiliente e attrattivo. Testimonianza di ciò sono le costanti nuove aperture di attività nella città di Milano, che contribuiscono a ridefinirne la geografia Nel panorama meneghino si sta creando una notevole diversificazione dell’offerta; le attività, inoltre, stanno sempre più, oggi, incentrando il proprio business nell’offrire un’esperienza a 360 gradi al consumatore", hanno affermato Gianluca Sinisi, licence partner E&V Commercial Milano & Lombardia, e Andrea Ponti, head of retail services.
Partner del report è Ubri che, attraverso il presidente Vincenzo Ferrieri (ceo di Gioia Group), ha fatto un punto sull'anno in corso: "Il 2024 è iniziato con due parole chiave: : osservazione e prudenza, non nel significato di remissione, ma di darsi il tempo per capire che assetto strutturale prenderà l’organizzazione del lavoro, specie a Milano, e di come cambierà lo scenario dei flussi della nostra clientela, che si è già ampiamente modificato nel corso del 2023 per l’impatto prodotto e producibile dallo smart-working e, nei prossimi mesi, anche dal cosiddetto south-working per i lavoratori a Partita Iva che scelgono di lavorare, per periodi non sempre prevedibili, fuori città e specie nelle città d’origine. In questo scenario sottolineiamo che anche il comparto immobiliare dovrà trovare un suo assetto, i canoni continuano a crescere, ma buona parte degli immobili restano vuoti e a noi imprenditori manca un interlocutore utile per trovare punti di convergenza, perché il campione è troppo vasto. È migliorata l’interlocuzione con i landlord dei centri commerciali ma resta ancora da definire il tavolo
di confronto quando ci riferiamo alla città, che resta l’area di business più interessante".