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Fipe: "Scontrino gonfiati? Stop alle polemiche, serve trasparenza"
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Scontrini gonfiati in ristorante e bar? Fipe non ci sta più: "Chi lede il principio di trasparenza danneggia il settore", afferma Lino Enrico Stoppani. Una presa si posizione che, per bocca del presidente dell'associazione di categoria, punta a smontare la narrazione costruita durante il periodo estivo, con tanti post social di denuncia per balzelli indesiderati a sorpresa nello scontrino. Episodi che hanno penalizzato i ristoratori, peraltro in un momento di forte tensione sui prezzi che colpisce tutta la collettività. Imprenditori del fuoricasa compresi.
Fipe: "Stop ai prezzi occulti ma servizio e prodotto vanno valorizzati".
Due le precisazioni che la Federazione dei pubblici esercizi Federazione dei pubblici esercizi ha scelto di far emergere. Da una parte, va sottolineato come, nel corso degli ultimi due anni, a fronte di un aumento generalizzato dei costi, proprio bar e ristoranti abbiano ritoccato i listini restando in media al di sotto della dinamica inflattiva generale. Se tra luglio 2021 e luglio 2023 l’inflazione media per l’intera economia è stata del 14%, nelle attività di ristorazione questo dato si è attestato all’11%. Peraltro, ciò avviene mentre alcuni prodotti di ampio utilizzo nella ristorazione, come la pasta, hanno registrato un aumento superiore al 30%. Dall'altra parte, però, è chiaro che ciò non giustifichi l’assenza di trasparenza nei confronti di clienti o il tentativo di dare alla cortesia un “prezzo occulto” per il consumatore. Insomma, va bene chiedere il rimborso se i clienti spaccano di proposito piatti e bicchieri, non chiedere un sovrapprezzo per il toast tagliato a metà. "Dietro ogni richiesta ci sono persone che lavorano, stipendi da pagare, una macchina organizzativa complessa e costosa: il problema non sono i prezzi, ma la cura del rapporto con il cliente, che deve decidere in piena libertà se il servizio e il prodotto valgono il prezzo onestamente proposto. Come Federazione lavoriamo per favorire e rafforzare il legame tra imprese e consumatori perché abbiamo dinanzi sfide impegnative che riguardano la tenuta dei consumi e del nostro modello di socialità", aggiunge Stoppani di Fipe.
Stipendi e fiducia cliente-esercente, occasioni di sviluppo per il fuoricasa.
Piuttosto, l'impennata dei prezzi offre all'intero comparto un'opportunità per ripensare i propri modelli di gestione e valorizzazione del servizio, che è parte del prodotto acquistato tanto quanto il piatto consumato. Anche per far fronte ad altre due criticità: la mancanza di personale, con un'attrattività del fuoricasa ancora alle prese con le conseguenze della pandemia; e il fastidioso comportamento di alcuni consumatori che, proprio facendo leva sul prezzo indicato sullo scontrino, si sentono legittimati a non saldarlo perché considerato "troppo alto". Un atteggiamento prima maleducato e successivamente dannoso, che rischia di innescare un circolo vizioso e mettere a repentaglio il rapporto di fiducia fra esercente e cliente. Su entrambi i fronti, peraltro, i casi di cronaca dell'estate si sono sprecati. Per quanto riguarda il pagamento dei dipendenti, per esempio, si è passati da un estremo all'altro: dai 3 euro all'ora proposti a un candidato da un famoso ristorante di sushi a Napoli al cameriere che a Saint-Tropez ha rincorso un cliente perché la mancia di 500 euro non era considerata adeguata a fronte dello scontrino emesso (mediamente, una mancia, laddove viene applicata come norme, si aggira sul 15-20% del valore del transato). Mentre se parliamo dei clienti cafoni, l'ultimo episodio è di pochi giorni fa, a Terni, con tre turisti italiani che si sono alzati dal tavolo senza saldare un conto da 131 euro.