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Vino low alcol? Solo il 5% dei consumatori dice di averlo provato (per ora)
Vino low alcol? Solo il 5% dei consumatori dice di averlo provato (per ora)
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Bollicine sempre più regine del fuoricasa (soprattutto d'estate)

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- Vino trend estate 2024 - Vino bollicine consumi - Vinitaly cantine

L’ultimo Vinitaly, 97mila presenze e oltre 4.000 cantine partecipanti, ha confermato che le bollicine non conoscono crisi e si candidano a regine dell'estate. Se, infatti, il vino nel fuoricasa cresce dell’1%, gli spumanti fanno segnare +7%. Una boccata d’aria fresca, nei dati diffusi da Federvini, in un momento di incertezza per il mondo vitivinicolo preso fra inflazione, calo del potere d’acquisto, cambio delle abitudini di consumo e nuova ricerca di salubrità ma sorpreso dalla tenuta dei consumi in bar, ristoranti e locali.

Da Vinitaly all'estate, come evolvono i trend. 

Qui i vini fermi e frizzanti rappresentano il 19% del totale bevande consumate e il 33% se si considerano solo gli alcolici. Anche grazie alla spinta di fenomeni come l’aperitivo (il 18% dei consumi è di vino) che difficilmente saranno messi a repentaglio dall’emergere del low alcol: soltanto il 5% dei consumatori dichiara di averlo provato. Certo, il picco di caldo potrebbe portare i consumatori a sperimentare di più. Diversi osservatori, infatti, hanno segnalato come il vino a basso contenuto alcolico sia un'alternativa sempre più ricercata dai wine lover che, in ogni caso, non rinunciano a un bianco fresco, dallo stile moderno, con una buona acidità e una grande bevibilità. E per quelli a cui piace il rosso? Nessun problema: l'estate 2024 è quella del definitivo sdoganamento dei vini rossi rinfrescati e da tenere nella glacette durante il pasto. Ma cosa ne pensano gli operatori? 

La parola dei fornitori vino del fuoricasa. 
Argea, nel fuoricasa si sperimenta il no alcol. 

Nonostante ricavi consolidati per circa 450 milioni di euro, realizzati per oltre il 90% all’estero, per il gruppo Argea, uno dei maggiori player viticinicoli italiani, il 2023 non è stato un anno facile: "Dalle difficoltà legate ai conflitti in corso, alla politica di riduzione delle scorte attuata dai distributori passando per una delle vendemmie più scarse degli ultimi anni (quella del 2023, ndr) a cui è seguito un ulteriore calo dei consumi. Le sfide non sono mancate - confessa Paolo Colonna, direttore commerciale Italia - Ma siamo comunque riusciti a consolidare i numeri registrati negli anni precedenti e ora guardiamo con interesse alla ripresa dell’Horeca". D’altronde, questo canale vale il 50% del fatturato Italia ed è stato al centro anche dell’ultimo Vinitaly dove Argea ha messo in mostra marchi come Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Zaccagnini con cui l’azienda raggiunge 85 Paesi. Senza dimenticare l’Italia e i suoi vini come Prosecco, Primitivo e Pinot Grigio che insieme rappresentano il 60% dei volumi venduti. Fra le novità, "l’Etna Doc a marchio di vini siciliani Barone Montalto, una nuova linea di vini veneti e friulani a marchio La Di Motte e vini sparkling dealcolizzati declinati sotto diversi marchi del gruppo. In particolare, questi ultimi hanno suscitato un grande interesse soprattutto nella fascia di consumatori più giovani", sottolinea Colonna. Interesse che cresce anche dal lato distributivo con gli agenti sul territorio che segnalano un trend in aumento insieme alla richiesta di spumanti Metodo Classico e rosati. "In generale notiamo un cambiamento legato a un diverso modo di approcciare l’abbinamento con il food, sicuramente più informale e legato a rituali quali l’aperitivo, apericena e simili, che di fatto penalizzano i rossi di struttura", fa notare il manager. Spazio, infine, alla sostenibilità. Argea ha da tempo intrapreso il percorso delle certificazioni con l’obiettivo di azzerare le emissioni Scope2 aumentando al contempo la sostenibilità del packaging e allineandosi al UN Global Compact e all’SBTi.

Prosit Group, due rebranding di tendenza. 

Attivo dal 2018, Prosit Group si è presentato all’ultimo Vinitaly con diversi progetti che, alla base, raccontano l’unità d’intenti dietro questo gruppo in cui sono presenti cinque delle più tipiche cantine italiane: Cantina di Montalcino (Toscana), Torrevento (Puglia), Nestore Bosco (Abruzzo), Tenuta di Collalbrigo (Veneto), oltre allo storico marchio La Cacciatora di Casa Vinicola Caldirola (Lombardia). Dopo un 2023 chiuso a 80 milioni di euro, raggiunti attraverso acquisizioni, l’espansione sui mercati internazionali e l’attività della business unit Italia in cui l’Horeca vale il 20% dei ricavi totali, è scattato "il rebranding di Torrevento (il primo a ricevere una qualificazione Equalitas in Italia, ndr), il cui packaging è stato presentato a Verona; e il rinnovamento del brand La Cacciatora, molto diffuso nella Gdo", come racconta Gianluca Greatti, Italy head of sales, sono le più interessanti. Due referenze nate dall’ascolto del mercato (grazie a una forza vendita indiretta composta da oltre 60 agenzie dedicate che operano su tutto il territorio nazionale e tre magazzini regionali per la logistica centralizzata). "Le tendenze di consumo nel settore vinicolo stanno mostrando cambiamenti significativi. I vini spumanti stanno vivendo un aumento della domanda, attribuibile alla loro versatilità e alla percezione di essere adatti a molte occasioni, dalle celebrazioni alle serate conviviali. Parallelamente, c'è una crescente attenzione verso i vini a basso contenuto di alcol, riflettendo il cambiamento nelle preferenze dei consumatori che cercano bevande che permettano di godere dell'esperienza del vino senza gli effetti forti dell'alcol. La tendenza verso uno stile di vita più salutare e il desiderio di moderazione sono fattori chiave dietro questa crescita. D'altro canto, i vini rossi tradizionali stanno subendo una riduzione delle vendite, con i consumatori che cercano alternative più leggere e meno impegnative. Inoltre, la domanda per vini prodotti in modo sostenibile e con pratiche naturali è in aumento, con una preferenza per vini biologici, biodinamici e naturali", commenta Greatti.

Montelvini riposiziona le bollicine a tutto pasto. 

Nella piccola Venegazzù, frazione di Volpago del Montello, in provincia di Treviso, nel cuore del territorio dell’Asolo Montello Docg, Montelvini ha chiuso un 2023 con 31 milioni di euro di fatturato, di cui il 70% in Italia e quasi il 90% nel fuoricasa. Un anno "di fatturato stabile", lo definisce il ceo Alberto Serena, quinta generazione alla guida di una realtà che vanta 140 anni di storia, a coronamento di un’attività di riposizionamento del brand sul mercato e una selezione dei partner che ha premiato chi mette al centro la valorizzazione del prodotto. I risultati si sono visti a Vinitaly 2024: "Un’edizione positiva - commenta Serena - Per noi è stata una vetrina per le nuove annate. In particolare, abbiamo stappato la Magnum FM333 Asolo Prosecco Superiore Docg Brut - Millesimato 2023 che rappresenta il nostro top di gamma in termini di bollicine. Si tratta di una produzione che viene da un singolo vigneto, quindi produzione limitata che segue un protocollo di spumantizzazione proprietario che permette di esaltare la sapidità e la struttura del vino". Strategie che puntano a differenziare il marchio in un mercato competitivo in cui i consumi di bollicine non sembrano temere crisi, tanto che "vengono ormai consumate a tutto pasto. Anche vini bianchi e fruttati, magari leggeri di gradazione, intorno ai 12° attirano forte attenzione. I rossi, invece, sono diventati i vini da occasione", commenta Serena. E il low alcol? "Penso sia un tema ancora acerbo. Se ne parla molto ma non abbiamo ricevuto ancora richieste dai nostri clienti che, invece, guardano con favore il vino come ingrediente per la miscelazione". Diventa quindi essenziale presidiare da vicino il fuoricasa (sono 40 gli agenti presenti sul territorio nazionale), dove queste tendenze evolvono
velocemente. E spesso sono sfumature di una richiesta di sostenibilità più ampia. Fronte sul quale Montelvini può vantare, da quattro anni, la certificazione Equalitas, con la convinzione che "diventerà essenziale per
la produzione", afferma Serena. In attesa che si faccia largo anche nel consumatore: "Una questione è far passare il concetto di biologico, un’altra spiegare cos’è davvero una cantina sostenibile. Nei Paesi del Nord Europa questa sensibilità è già in atto e riguarda tanto il prodotto che il contenitore. Ma l’alfabetizzazione sul vino, e il suo consumo, non finisce mai", conclude Serena.

Val d’Oca, qualità e sostenibilità per tracciare la via. 

Con un fatturato di quasi 61 milioni di euro, Val d’Oca è uno dei simboli del Prosecco a Valdobbiadene e nel mondo. Esporta il 66% della produzione, e post-Covid ha dato avvio a un percorso di restyling che a Vinitaly ha portato i suoi frutti. "Quest’anno ci siamo concentrati sull’alta gamma con Cartizze, Uvaggio Storico e la collezione Rive. Quest’ultima, nata nel 2009, è piena espressione del territorio: 600mila bottiglie in tutto che si affacciano all’Horeca con una storia da raccontare. Ci crediamo molto e siamo convinti sia anche la strada giusta per valorizzare e differenziare ulteriormente il Docg - racconta Tito Campesan, direttore commerciale
e marketing del marchio - Sempre al Vinitaly abbiamo presentato una nuova bottiglia che riporta sia il brand che il logo embossing; nuove referenze saranno pronte per la stagione natalizia". Oppure come chicca da stappare per il brindisi al bar o al ristorante: "La richiesta principale che ci viene dai nostri clienti è proprio quella della differenziazione per dare ai consumatori finali qualcosa di esclusivo e in linea con abitudini che si spostano sempre più verso dosaggi secchi, con particolare attenzione all'Extra Brut", afferma Campesan. Anche perché le bollicine non sono più riservate al momento del brindisi e dell’aperitivo, ma occupano altre occasioni sfruttando la loro semplicità e leggerezza rispetto ai rossi strutturati anche negli abbinamenti con le pietanze. Che nel frattempo sono investite da una ricerca di salubrità nel piatto che potrebbe arrivare anche nel calice per mezzo del low alcol: "Probabilmente potrebbe essere uno strumento per intercettare le giovani generazioni ma penso si debbano fare dei passi avanti dal punto di vista organolettico. Certo, il mondo della birra ci dice che è possibile", sostiene Campesan. Per Val d’Oca, poi, si tratterebbe di un’ulteriore declinazione del tema “sostenibilità”: pionieri nella certificazione Sqnpi (Sistema di qualità nazionale di produzione integrata) estesa al 100% dei vigneti, aderenti a Equalitas, giunti al quarto bilancio di sostenibilità "grazie a un percorso intrapreso nel 2019 e che prosegue anche oggi al fine di garantire il miglioramento continuo delle nostre attività", conclude Campesan.

di Nicola Grolla

NB: Questo articolo è tratto da Ristorazione Moderna Magazine 2-2024 disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine-2-2024.html

       
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