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Obicà rilancia: nel 2025 apertura in Francia e focus sulla formazione
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Dopo aver festeggiato i 20 anni di attività, Obicà è pronta a riattivare lo sviluppo. Nel 2025, attesa l’apertura in Francia con McArthurGlen a Giverny. All'interno del Designer Outlet transalpino, l'insegna vuole compiere un primo passo con vista Parigi (che accrescerà la rete composta attualmente da 20 locali, la maggior parte in Italia) partendo da basi solide e una proposta consolidata.
Italia, Usa e Uk: il bilancio di Obicà.
"A livello italiano, nel 2023, il network ha chiuso con 28,2 milioni di euro di ricavi. Pensiamo di attestarci sulle stesse cifre nel 2024. Per l’estero, la controllata americana, dopo i 4 milioni dello scorso anno, si attesterà intorno ai 2 milioni di euro, dovuto principalmente alla chiusura del locale al Flat Iron, dove le condizioni di affitto non erano più sostenibili alla fine del contratto di locazione. Con la società Uk, invece, abbiamo chiuso con 5,85 milioni di euro il 2023 e prevediamo di assestarci sullo stesso livello anche per il 2024 visto che uno dei locali nella City di Londra non sta performando al massimo mentre gli altri due stanno andando meglio dello scorso anno", spiega Davide Di Lorenzo, ceo di Obicà. Da sottolineare anche la prestazione del punto vendita travel retail di Malpensa: con il T2 chiuso fino a maggio, i viaggiatori EasyJet transitavano dal T1 dove sorge il locale, per un aumento di 2 milioni sulle vendite.
L’evoluzione del menu e del format Obicà.
Numeri di un business maturo, che dopo due decenni ha trovato una formula chiara passando da mozzarella bar a vero e proprio ristorante di cucina italiana; pizza compresa, introdotta in menu nel 2012: "La prima location aperta non permetteva di fare una cucina completa, quindi abbiamo puntato sui piatti freddi. Dopo il successo iniziale abbiamo allargato il menu e il servizio. Rimane il concetto di “mozzarella bar” a cui si affiancano piatti di tutta la cucina italiana. Capita che chi viene a trovarci pensi a un menu di cucina campana, ma non è così, abbiamo eccellenze da tutta Italia. D’altronde la base del concept è: cucina semplice fatta con ingredienti di qualità. Una scelta che premia, considerata anche la conoscenza del consumatore medio più alta", aggiunge l’ad. Non sorprende, quindi, che in alcuni ristoranti il livello di clienti ricorrenti sia al 60%. Per stupirli, Obicà ha puntato sulla proposta beverage. Alla tradizionale selezione di vini italiani, meglio se bio o naturali, si affianca la carta cocktail ideale per il momento dell’aperitivo e diretta a un target più giovane. A completare l’offerta, la caffetteria. Molto gettonata tanto da abbassare lo scontrino medio a 23 euro.
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Partner semi-artigianali per sostenere l'export.
Alla base di tutto, ovviamente, la mozzarella. Obicà si rifornisce dal Caseificio la Bufalat, vicino Paestum. Un rapporto consolidato (in 20 anni sono state vendute oltre un milione di mozzarelle) così come quello con la maggior parte dei fornitori alimentari, chiamati a uno sforzo organizzativo e produttivo tale da sorreggere la domanda del network: "Sono i nostri partner ormai. Continuiamo a ricercare prodotti nuovi e innovativi, premiando le eccellenze capaci di reggere i volumi delle nostre richieste e la possibilità di esportare all’estero; quindi un profilo semi-artigianale. Questo ci ha fatto superare momenti bui come la Brexit. Ogni locale viene rifornito direttamente, non utilizziamo prodotti congelati né abbiamo un laboratorio centralizzato. Ogni preparazione è fresca e giornaliera", spiega Di Lorenzo.
Academy e micro-learning per formare il personale.
Standard di servizio che richiedono qualità difficili da trovare sul mercato del lavoro: "Questo rimane un lavoro dove è richiesto un po’ di sacrificio. Post-Covid, le persone hanno scelto un diverso equilibrio vita-lavoro e si sono allontanati dal settore. Per questo abbiamo deciso di affrontare la questione direttamente. Da un lato, abbiamo ridotto il ricorso alle agenzie del lavoro; dall’altro stiamo avviando la nostra academy interna e un corso di micro-learning virtuale è in rampa di lancio. Cerchiamo di dare uno standard di lavoro ai profili più giovani, favoriamo la crescita interna. Ci siamo arresi all’idea di trovare persone già professionalizzate, su cui spesso c’è una concorrenza sleale da parte di alcune realtà che ancora si affidano al nero per promettere stipendi più alti. Per questo la formazione che offriamo passa anche da una presa di coscienza sul brand e sulle possibilità di crescita di un lavoro regolare", conclude Di Lorenzo.
L'articolo è tratto da RMM 4/2024, disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine-4-2024.html