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PwC ha intervistato 9.180 consumatori in 25 Paesi, il 15% ha smesso di acquistare beni non essenziali
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PwC: 53% dei consumatori rimanda le spese non essenziali, non il food

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- PwC Global Consumer Insight - PwC sondaggio - PwC dati consumi alimentari

Il 15% dei consumatori globali ha smesso completamente di acquistare beni non essenziali. Lo evidenzia il sondaggio di PwC Global Consumer Insights Pulse Survey. Il costante aumento del costo della vita, infatti, ha obbligato i consumatori ad adeguare in modo drastico il proprio comportamento di spesa rimandando le spese non essenziali (53% del campione); cibo escluso. 

Più sconti, offerte e preoccupazioni: cambiano le abitudini di acquisto. 

Secondo il report della società di analisi e consulenza, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, è emersa una tendenza chiara: nei prossimi sei mesi, la spesa in tutte le categorie merceologiche analizzate subirà una drastica riduzione rispetto a quanto già rilevato a giugno 2022. Settori quali i prodotti di lusso e di fascia alta, i viaggi e la moda saranno i più colpiti mentre i generi alimentari dovrebbero tenere. Il 49% del campione sostiene quindi di acquistare determinati prodotti quando sono in offerta, il 46% di cercare rivenditori che offrono un valore maggiore, il 40% di utilizzare siti di confronto dei prezzi per trovare alternative più economiche, il 34% di acquistare in stock per risparmiare e il 32% di acquistare prodotti a "marchio del rivenditore" per risparmiare. A livello demografico, la Generazione X è la "più preoccupata" (47%) e ha rimandato l'acquisto di beni non essenziali, i Baby Boomer sono "preoccupati in una certa misura" (33%) e hanno anche loro rimandato l'acquisto di beni non essenziali, mentre i Millennials sono in cima alla lista e sono "preoccupati" ma senza modificare il proprio comportamento. 

Materie prime scarse e inflazione, le criticità secondo PwC. 

Mentre più della metà dei consumatori (56%) afferma che l'aumento dei prezzi è il fattore condizionante quando fa acquisiti in negozio, una notevole percentuale è rappresentata anche dai problemi legati alla carenza di materie prime con lunghe code e negozi affollati (30%), oltre alla disponibilità dei prodotti (26%) che influenza il comportamento dei consumatori. Le carenze di materie prime per gli acquisti in negozio sembrano interessare maggiormente i consumatori in Australia (36%), Stati Uniti (35%) e India (34%), mentre per chi acquista online, le preoccupazioni principali riguardano gli aumenti dei prezzi (48%), la disponibilità dei prodotti (24%) e i tempi di attesa più lunghi del previsto (24%). I consumatori intervistati da PwC, quindi, prevedono di ridurre nei prossimi sei mesi gli acquisiti in tutte le categorie al dettaglio oggetto del sondaggio: la maggiore riduzione di spesa è prevista per i prodotti di lusso/fascia alta o i prodotti di design (53%), i viaggi (43%), le attività virtuali online (42%) e il settore della moda come abbigliamento e calzature (41%). Persiste comunque un desiderio di spesa futura, con il 40% che indica che cercherà di fare acquisiti per sé stesso o per altri, mentre il 39% li considera di qualità superiore. Il settore dei generi alimentari (24%) è quello che ha registrato la minore riduzione di spesa prevista.

Erika Andreetta (PwC): "Diversificazione di canali e forniture resilienti per conquistare i clienti".

"La crisi legata all'aumento del costo della vita sta avendo ripercussioni a livello materiale sul modo in cui i consumatori fanno acquisiti, tanto online quanto in negozio. A causa dell'aumento dei prezzi, i consumatori di tutto il mondo stanno rimandando gli acquisiti di beni non essenziali, mentre dedicano più tempo a cercare alternative più economiche. Nonostante tutti i settori interessati dalla ricerca registrino una riduzione prevista della spesa nei prossimi sei mesi, stiamo comunque notando che i consumatori continuano a scegliere prodotti realizzati in modo etico e sostenibile. Se desiderano prosperare in questo complesso ambiente macroeconomico e mantenere coinvolti i consumatori, i rivenditori devono sfruttare e diversificare i loro canali di distribuzione, offrire prezzi competitivi, investire in catene di fornitura più resilienti e compensare la crescente riluttanza dei consumatori a condividere dati online monitorando meglio la base clienti e i programmi di fidelizzazione", ha commentato Erika Andreetta, partner PwC Italia, Emea fashion & luxury leader. 

Per i prodotti sostenibili non c'è rincaro che tenga.

Nonostante una prevista riduzione di spesa e un ambiente economico complesso, i consumatori sostengono di essere comunque disposti a pagare di più per l'acquisto di prodotti sostenibili: il 78% sono disposti a pagare di più per un prodotto realizzato/reperito localmente o prodotto con materiale riciclato, sostenibile o eco-compatibile (77%) o da un'azienda nota per le proprie pratiche etiche (75%). Una sensibilità che ben si adatta alle ultime tendenze in ambito food, con la ristorazione sempre più attenta a offrire alternative sostenibili (si pensi alla recente introduzione dei novel food) realizzate a partire da una filiera corta e trasparente, soprattutto se conciliate con politiche di engagement per favorire il ritorno del consumo sul canale fisico. Gli acquisti in negozio/ristorante, infatti, rimarranno invariati (43% del campione) nei prossimi mesi, mentre l'utilizzo di smartphone (34%), pc (23%) e tablet (15%) è atteso in riduzione. 

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