Se, dopo un decennio di crescita, il settore birraio ha chiuso un 2024 in flessione, sono i consumi di birra fuoricasa a crescere raggiungendo il 38,5% del totale. A dirlo è l'Annual Report di Assobirra, l'associazione di settore che dal 1907 riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra, malto e luppolo nel nostro Paese. L'ultimo anno non ha premiato i consumi brassicoli su cui è gravata un'incertezza economica generalizzata con un consolidato aumento dei prezzi che ha impattato sia sulla produzione (-1,27% di litri) che sui consumi (-1,54%). In rallentamento anche exporto (-7,82%) e import (-4,95%).
Andando più nello specifico, i dati del report Assobirra indicano in 17,2 milioni di ettolitri la produzione nazionale che si attesta appena sotto i livelli pre-pandemici (17,3 milioni di ettolitri). I consumi, invece, sono stati di 21,5 milioni di ettolitri, in lieve calo rispetto al 2023, una lieve contrazione che va di pari passo con il calo del consumo pro-capite (36,4 litri rispetto ai 37,1 litri del 2023). Nonostante la flessione rispetto al picco storico del 2022 (22,5 milioni), i consumi 2024 restano solidamente sopra la soglia pre-Covid del 2019 (21,2 milioni) e segnano una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa (17,6 milioni), segno di una domanda oggi più strutturalmente solida. In questo senso, va segnalata la performance del canale fuoricasa che cresce di quasi un punto percentuale bilanciando, in parte, la flessione della Gdo (che comunque cuba il 61,5% delle vendite), segno di una costante crescita del segmento out of home a discapito del consumo casalingo.
Questo, tuttavia, non ha avuto riscontri sull’import di birra che ha registrato una flessione pari a 400mila ettolitri. La Germania rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 44,7% del totale, seguita da Belgio (seppur con una quota in calo, scesa all’ 11,6%), Polonia (11,4%) e Paesi Bassi (8,8%). Tra i Paesi non comunitari, che rappresentano oggi il 2,7% del totale dell’import, il maggior esportatore verso l’Italia è il Regno Unito, con circa 103.004 ettolitri su un totale complessivo di 208.541 ettolitri provenienti da Paesi terzi. Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2023 (3,3 milioni di ettolitri nel 2024). Nella distribuzione dell'export si rileva un leggero calo della quota verso il Regno Unito (41,5% nel 2024 rispetto al 43,9% del 2023), con una contrazione in volume di circa 205.000 ettolitri. In crescita invece le esportazioni verso Albania (+27%), Paesi Bassi (+6,6%), e soprattutto Stati Uniti, con un incremento del 12,7%.
La presentazione del report è stata anche l'occasione per mettere a fuoco le sfide del settore birraio. Innanzitutto, le accise che nel 2024 hanno superato quota 714 milioni di euro: +20 milioni rispetto al 2023, principalmente a causa dell'aumento dell'aliquota e considerando il calo dei consumi. Una spirale negativa che Assobirra vorrebbe interrompere rimodulando l'accisa che, ad oggi, incide fino al 40% del prezzo finale nel formato da 66 cl. Un peso per le vendite di un settore che oggi genera 10,6 miliardi di euro di valore condiviso (lo 0,51% del Pil), occupando più di 100mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.009 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie). Allo stesso modo, secondo l'associazione va affrontato il tema del no-alcol, con particolare riferimento alla strategia globale dell'Oms che propone orientamenti più restrittivi sull'assunzione di bevande alcoliche senza considerare la specificità del "modello italiano" di consumo, fondato su moderazione e responsabilità. In questo senso, una revisione normativa che riconosca, grazie alle sue peculiarità (come la bassa gradazione alcolica) la birra come una bevanda a tutto pasto aiuterebbe il comparto.
"Il 2024 ha evidenziato ancora una volta quanto il nostro comparto sia resiliente, capace di generare valore e innovazione anche in un contesto sfidante - ha commentato Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra - L'Italia è oggi uno dei Paesi europei con la reputazione più alta in ambito birrario, risultato raggiunto grazie alla varietà dell’offerta, alla qualità dei prodotti e alla capacità di adattamento ai gusti e alle culture locali. La birra si conferma una bevanda da pasto apprezzata per naturalità, moderazione e convivialità, sempre più rappresentata anche dalle versioni a basso o nullo contenuto alcolico, in linea con stili di vita equilibrati e all’insegna della moderazione. Tuttavia, se vogliamo continuare a crescere, servono condizioni più favorevoli e interventi mirati". Contestualmente, il settore birra si impegna sul campo dell'innovazione, in particolare con un occhio alla sostenibilità: energie rinnovabili, packaging riciclabili, fusti resi, riduzione dei consumi idrici e filiere locali. D'altronde, secondo l’ultima ricerca del Centro Informazione Birra di AssoBirra, oltre il 75% dei consumatori, soprattutto giovani, considera la sostenibilità un fattore chiave nella scelta e, in questo contesto, trasparenza e indicatori misurabili sono essenziali per garantire credibilità. "È il momento di investire su leve decisive come l’efficienza produttiva, la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale ed energetica, ma anche e soprattutto sul capitale umano: trattenere e valorizzare i talenti, favorire la parità di accesso alle professioni e alla formazione, potenziare le competenze legate all’innovazione e alla transizione ecologica. Il settore birrario può essere un laboratorio virtuoso, in grado di coniugare competitività industriale e responsabilità sociale. Ma per farlo servono condizioni favorevoli e un impegno sistemico che coinvolga imprese, associazioni e istituzioni. Solo così potremo consolidare i risultati raggiunti e affrontare con strumenti adeguati le sfide che ci aspettano", ha sintetizzato Federico Sannella, vice presidente di AssoBirra.