Dopo Black Friday, Cyber Monday e ponte dell'Immacolata, secondo l'Osservtorio Confimprese-Jakala i consumi retail rimangono ancora freddi in vista del Natale. Il primo weekend di dicembre, infatti, ha registrato andamenti eterogenei rispetto al 2024 e il totale mercato si è fermato alla media del -0,6% di giro d'affari. Con l'avvicinarsi delle feste, la ristorazione rimane dinamica con un +2% registrato nel periodo 1-7 dicembre. Tuttavia, questo non basta a ribaltare l'autunno negativo del commercio al dettaglio.
In attesa dei dati su novembre, su cui inciderà la corsa ai regali di Natale, l'osservatorio dell'associazione di categoria riferito al consolidato di ottobre traccia una parabola discendente con i consumi che chiudono a -2,5% a valore sul totale mercato retail rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. La propensione agli acquisti e il clima di fiducia non hanno mostrato segni di ripresa. Continua il negativo del comparto abbigliamento-accessori a -4,6%, che conferma la debolezza di un settore che ha sofferto per tutto l’anno, senza mai registrare progressi significativi. In territorio negativo altro retail (casa-arredo, elettronica, telefonia, libri, cura persona, servizi e fitness), che chiude il mese a -3,2%, confermando la scarsa propensione all’acquisto dei beni voluttuari. Unico segnale positivo arriva dalla ristorazione che, tuttavia, si deve accontentare di un +0,6%.
"Dalle nostre prime rilevazioni - ha spiegato Mario Resca, presidente Confimprese - appare chiaro che i consumatori anticipano perché trovano un valore nei prezzi convenienti e questo è uno scenario a cui ci dobbiamo abituare. Cambiano le dinamiche di acquisto in funzione di un listino ribassato, che permette anche l’acquisto di qualche bene voluttuario. La situazione geopolitica genera incertezza sui mercati e continua a frenare la capacità di spesa, la domanda è scarsa e i margini delle aziende non sono migliorati. Occorre quindi focalizzare le iniziative commerciali sull’ultima parte dell’anno che in media vale il 20% dei fatturati totali annui".
I canali di vendita riflettono i medesimi andamenti del totale mercato con i centri commerciali a -2,1% e i negozi di prossimità a -1,2%, le high street subiscono la flessione maggiore a -3,6%. Nelle regioni Puglia la meglio performante a +1,7%, Piemonte fanalino di coda a -6,7%. Nelle province si segnalano Messina a +6,2%, Cuneo in ultima posizione a -8,5%. "Il mese di ottobre - ha sottolineato Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese - ha purtroppo confermato le attese di debolezza rispetto a un mese che, nel 2024, era stato particolarmente forte grazie a un +3,5% sul 2023. Risultato quindi che si inquadra nella dinamica annuale ormai consolidata intorno al -1,3%. Questo quadro debole della top line si accompagna però a una tensione su costi del personale e di struttura. Di qui l’impellente necessità delle aziende di lavorare, oltre che sulla difesa dei fatturati, anche sull’efficientamento della struttura e della rete".
Alla luce di quanto sopra, si rende necessario riflettere sulle strategie distributive e sulla gestione dei punti vendita: aperture selettive, chiusure o rilocazioni, accompagnate da programmi mirati a stimolare traffico e conversione, migliorare l’esperienza in negozio e rendere l’offerta più in linea con le esigenze dei consumatori. "I consumi in calo – ha chiario Raffale Cerchiaro, senior partner Jakala - confermano un clima di sfiducia che frena il retail e mette pressione sui margini delle imprese. La debolezza dell’abbigliamento e di altro retail evidenzia una domanda ancora fragile, mentre solo la ristorazione mostra un lieve segnale positivo. I retailer dovranno puntare su iniziative commerciali mirate e ad alto impatto, capaci di riattivare l’interesse dei consumatori nel breve periodo e avviare un ripensamento più strutturale per individuare aree di ottimizzazione e recupero di profittabilità a fronte di una domanda poco reattiva".