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Secondo Fipe, il giorno di Natale, un pranzo tutto compreso al ristorante costerà 78 euro a persona
Secondo Fipe, il giorno di Natale, un pranzo tutto compreso al ristorante costerà 78 euro a persona
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Cenone food retail: che spinta arriva dal Natale?

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- Confimprese ristorazione - Ristorazione Natale 2024 - Spesa Natale ristoranti

Secondo i dati del centro studi Confimprese sulle previsioni di vendita del mese di dicembre 2024, il 44% delle famiglie italiane dichiara di spendere meno in ristorazione. A fronte di ciò, il 27% dello stesso campione dichiara di voler aumentare la spesa alimentare. Insomma, "si arricchisce il carrello della spesa a discapito dei consumi fuoricasa", ha sottolineato Mario Resca, presidente di Confimprese. Quasi una doccia fredda per chi si aspettava che i consumi festivi portassero alla chiusura col botto, come da tradizione, fra un panettone e un brindisi fuoricasa.

Per il pranzo di Natale, menu tutto compreso a 78 euro di media. 

Prendendo la stessa questione da un'altra angolatura, quella di Fipe, il giorno di Natale 2024 si prospetta comunque luminoso: 5,4 milioni le persone che sceglieranno di celebrare la festività più importante dell’anno in uno degli oltre 90mila locali aperti per l’occasione (68,6% del totale, in crescita rispetto al 66,2% del 2023). Un incremento del 2% rispetto al 2023 che conferma la voglia degli italiani di tornare a vivere momenti conviviali fuoricasa; almeno per un giorno. In totale, parliamo di una spesa pari a 420 milioni di euro: +5,8% rispetto allo scorso anno. Detto diversamente: "In un periodo segnato da grandi incertezze, legate sia ai conflitti internazionali sia alle incognite economiche, il cibo e la ristorazione si confermano strumenti di convivialità e conforto", ha affermato Lino Enrico Stoppani, presidente di FIpe. Per il menu della festa, a pranzo, tutto compreso, ci si aggira su una media di 78 euro a persona (contro i 74 del 2023). 

Si festeggia anche nel food retail (meglio se premium).

Cifra che rimane comunque alta visto l'attuale portafoglio leggero degli italiani. Per abbattere i costi non resta che il cenone al fast food? Forse, no. Ma ipotizzare un cenone all’interno di una catena non è più così strano grazie all’evoluzione del settore e la comparsa dei primi network fine dining. L’Italia, patria delle mini-catene, sta quindi vivendo anche la nascita del fenomeno delle insegne premium. Un fenomeno già presente all’estero (come non dimenticare l’avventura di Jamier Oliver?) e che sta prendendo piede anche in Italia. Un paio di esempi. Il primo è Giacomo Milano: 10 locali in città e un processo di ottimizzazione avviato dalla famiglia Rovati che si appresta a dare i suoi frutti. Tenendo come punto fermo l’elegante ristorante originario, il gruppo punta ad aprire con lo stesso format anche in città come Roma, Venezia e all’estero (oltre che avviare un nuovo brand che incorpora tutte le botteghe esistenti). Il secondo è De Santis: storica paninoteca, all’alba dei 60 anni di attività, si è regalata la prima apertura estera, a Londra (per cui ha realizzato anche una special edition), e un piano di sviluppo globale grazie ai suoi sandwich all’italiana. Due simboli della milanesità così autentica da non sembrare nemmeno una catena ma capaci di crescere come tale.

di Nicola Grolla

L'articolo è tratto da RMM 4/2024, disponibile a questo link: https://ristorazionemoderna.it/magazine/ristorazione-moderna-magazine-4-2024.html

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