In 50 anni, le imprese del fuoricasa sono più che raddoppiate diventando, come affermato all'Assemblea Fipe 2025, uno dei pilastri dell'economia italiana. Se nel 1970 le imprese attive erano poco medo di 154mila, oggi superano le 323mila; un aumento del +110%. Un’espansione che racconta non solo la forza economica del settore, ma anche la sua centralità nella vita quotidiana e culturale del nostro Paese.
L'incontro, dal titolo "Impresa, bene comune", ha ribadito il ruolo della ristorazione come volano di occupazione, identità locale e valore condiviso. Lo testimonia la crescita dei consumi nel settore presentati dalla federazione. Nel 1970 il valore era 20,9 miliardi di euro aumentati a 51,4 miliardi nel 2000 (con una crescita reale del 146%). Con il volgere del Millennio, l'accelerazione si è assestata mettendo a segno un +5,5% fra il 2000 e il 2004. Oggi, invece, la cifra tocca i 96 miliardi di euro confermando che siamo oramai dinanzi a un vero e proprio mercato “di massa”. Una crescita che non si esaurisce nei soli risultati economici per quanto straordinari. Bar e ristoranti hanno rappresentato e rappresentano anche un presidio di socialità, di incontro e relazione che contribuisce a rafforzare il senso di comunità del Paese. Se negli anni Settanta il settore era caratterizzato soprattutto da piccole imprese familiari con una presenza territoriale diffusa, oggi su quell’ossatura si sono innestate nuove forme di imprenditoria che hanno contribuito a diversificare format commerciali e modelli di servizio.

In questa evoluzione è andato confermandosi anche il ruolo dell'associazione che, a 80 anni dalla sua fondazione (avvenuta nel 1945), ha accompagnato la crescita e l'affermarsi del settore. "In 80 anni - ha affermato a tal riguardo Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio - abbiamo imparato che un pubblico esercizio non è solo un’impresa: è un presidio di comunità, un luogo dove si incontrano le persone, si condividono storie, si generano relazioni e opportunità. È, a pieno titolo, un bene comune. L’impresa, quando è animata da responsabilità, qualità e visione, contribuisce a migliorare la vita delle persone e a rafforzare il tessuto sociale del Paese". Il futuro? "Guardiamo avanti con la consapevolezza che il valore dei pubblici esercizi non si misura solo nei numeri, ma anche nella loro capacità di tenere vive le nostre città, di costruire inclusione, di trasmettere cultura e identità", ha chiosato il presidente.
La crescita del fuoricasa non solo ha accompagnato e caratterizzato lo stile di vita italiano, ma è stato anche lo specchio dei cambiamenti del nostro Paese. Basti pensare alle recenti difficoltà del comparto bar (negli ultimi 10 anni, sono oltre 21mila i locali di questo tipo che hanno cessato l'attività) che alcune imprese sono riuscite a trasformare in opportunità aprendosi a rinnovati momenti di consumo (come l'aperitivo). Oppure all'affermarsi del food delivery (con un valore che tocca ormai i due miliardi di euro) come modalità di fruizione a domicilio della stessa offerta che si trova al ristorante. O, ancora, al fenomeno del food retail che, sebbene rappresenti solo il 10% del totale dei consumi alimentari fuoricasa, ha saputo conquistare un'ampia fetta di pubblico e dimostrare la propria valenza come modello di business sostenibile e scalabile (tanto da "battere" le performance degli indipendenti). A questo va poi aggiunta la modifica delle condizioni di lavoro nella ristorazione, il riconoscimento globale che questo settore ha dato alla cucina italiana (prossima, si spera, al riconoscimento Unesco) e la sua adattabilità a contesti diversi che vanno dal centro città alla periferia, dagli shopping center ai luoghi di viaggio.